Informazioni

INDIRIZZO MUNICIPIO
Comune di Moricone
Via Piazza Sante Aureli, 1 00010 Moricone (RM)
NUMERI UTILI
Centralino 0774 605168 – Fax 0774 604169
EMAIL PEC
protocollomoricone@pec.it
SITO ISTITUZIONALE
www.comune.moricone.rm.it
POPOLAZIONE
2.611 Abitanti
CODICI
Codice Istat 058067 – Codice catastale F730
ALTITUDINE
296 m s.l.m. – minima: 374 – massima: 1.361
COORDINATE GEOGRAFICHE
42,1121° n – 12,7749° E

La Storia

Il paese sorge sulle pendici nord occidentali del gruppo montuoso, nella porzione del Parco Naturale dei Monti Lucretili che si estendono in direzione della Sabina. Il centro abitato è dominato dal Monte Matano sede di uno dei sistemi di terrazzamento in opera poligonale di calcare incluso nel territorio del parco che si sviluppa su una vasta superficie del versante ovest del monte in località Le Pedicate, a metà strada tra Moricone e Palombara Sabina. Un Mons Moresco viene citato come possesso dell’ Abbazia di Farfa dal XII sec., mentre sembra verosimili che il Castello di Moricone sia stato fondato nel XIII sec. Dopo che i

Centro Storico

Savelli, signori di Palombara, occuparono questo settore del distretto di Roma; se ne fa menzione in un atto del 1972 in cui l’edificazione viene attribuita alla famiglia insieme a quella del palazzo di Palombara. Il possedimento viene confiscato dal papa Alessandro VI nel 1501, ceduto a Giulio Orsini per tornare ai proprietari alla morte del Papa. Nel XVII sec. Moricone fu eretto a marchesato da Paolo V. Con atto di vendita del 1619 il feudo viene ceduto da Oddo di Palombara al Principe Marcantonio Borghese. Inseriti nel tessuto urbano sono la Chiesa della SS.Assunta, nella quale si conserva “Il Salvatore” dipinto da Antoniazzo Romano, il monastero della Clarisse con annessa Chiesa fondato nel XVII sec. E il Convento dei Passionisti.

Il Paesaggio
Nei limiti amministrativi del comune di Moricone, ricadenti all’interno del Parco, rientra il bastione montuoso di Monte Matano che costituisce il confine occidentale dell’area protetta. Il contrasto con il paesaggio coltivato degli uliveti della Sabina è qui immediatamente percepibile attraverso il colpo d’occhio della distesa forestale fittissima che avvolge il versante acclive del rilievo carbonatico. La lecceta di Monte Matano rappresenta uno dei migliori esempi di bosco termofilo a prevalenza di leccio (Quercus ilex) allo stato arbustivo associato ad alaterno (Rhamnus alaternus), fillirea (Phillyrea latifolia), orniello (Fraxinus ornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia), mentre nelle aree più aperte e marginali prevale la macchia di tipo “orientale” con specie di origine balcanica quali lo storace (Styrax officinalis), la carpinella (Carpinus orientalis), o essenze legate ai soprassuoli calcarei come il terebinto (Pistacia terebinthus) associati alla roverella (Quercus pubescens) e leccio. Le formazioni forestali insediate sui versanti occidentali del rilievo occupano un’area che in antico era destinata a coltivi; infatti l’esistenza di una griglia capillare di terrazzamenti in opera a secco localmente realizzata con tecnica poligonale, che si nota alla base della lecceta, inquadra bene uno dei processi che paesaggisticamente definiscono l’area della fascia pedemontana del parco. Si tratta dei vasti territori che in seguito all’abbandono dell’economia agricola montana di sussistenza, che prevedeva un uso del suolo parcellizzante anche dei versanti più impervi, sono stati riconquistati dalla vegetazione naturale prevalente nell’area. Queste boscaglie ospitano una ricchissima fauna legata agli ambienti della

M. Matano

“macchia alta a leccio”, come varie specie di mustelidi comuni tra cui la faina (Martes foina), la donnola (Mustela nivalis) e più rare come la puzzola (Putorius putorius) e la martora (Martes martes). Sicuramente comune nella fascia pedemontana il grosso tasso (Meles meles). Le tracce dell’istrice (Hystrix cristata) sono evidenti nel sottobosco e nelle aree marginali così come si rinvengono soventemente gli escrementi inconfondibili della volpe (Vulpes vulpes); non si esclude la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris). Il cinghiale (Sus scrofa) frequenta l’area nelle prime ore dell’alba e al tramonto rovistando nel soprassuolo alla ricerca di cibo mentre la configurazione estremamente fitta ed intricata della vegetazione garantisce un sicuro habitat per numerose specie di uccelli legate agli ambienti di macchia come l’occhiocotto (Sylvia melanocephala), la sterpazzola (Sylvia communis), la ghiandaia (Garrulus glandarius) ecc.