Informazioni

INDIRIZZO MUNICIPIO
Comune di Montorio Romano
Via IV Novembre, 115 00010 Montorio Romano (RM)
NUMERI UTILI
Centralino 0774 62223 – Fax 0774 62286
Polizia Municipale 0774 62854
EMAIL PEC
amministrazione@pec.comunemontorioromano.it
SITO ISTITUZIONALE
www.comunemontorioromano.it
 
POPOLAZIONE
1.983 Abitanti
CODICI
Codice Istat 058066 – Codice catastale F692
ALTITUDINE
5
75 m s.l.m. – minima: 122 – massima: 932
COORDINATE GEOGRAFICHE
42,1400° N – 12,8024° E

La storia

Il nome deriva da “Mon Aures”, già in uso dal IX° sec.
Toponimo assai diffuso per il colore giallo-oro della terra, è situato su un dosso soleggiato dei Monti Sabini, Lucretili, fra il Tevere ed il Turano e domina deridenti vallate. A nord la vista spazia su una serie di colline e si spinge fino al massiccio del Terminillo. A sud-ovest invece è possibile ammirare la valle Tiberina, dominata dal Monte Soratte. Nelle giornate limpide si scorge il “Cupolone”, e la luminosa linea del mare, proprio per questa vista panoramica il paese viene soprannominato “il balcone su Roma”. Il paese è situato a circa 600 m. sul livello del mare, incastonato nella cornice naturale del Parco dei Monti Lucretili. Il gioiello Architettonico del paese è la Chiesa di S. Leonardo (patrono di Montorio), situata fuori le mura dell’antico castello. Da ricordare ci sono anche la piccola Chiesa di S. Barbara e il Palazzo Baronale che conserva ancora intatto il suo portale, infine l’Antico castello, con i suoi fitti e suggestivi vicoli, abitato dai cittadini.

Il paesaggio
All’interno dei limiti amministrativi del comune di Montorio Romano ricade un piccolo ma significativo lembo di territorio del parco connotato da aspetti forestali estremamente fitti compresi nei versanti del rilievo di Monte Pelato, prolungamento occidentale dell’allineamento appenninico (Nord-Sud) di Monte Serrapopolo (1150 m). Si tratta di boschi misti a sclerofille con roverella (Quercus pubescens), orniello (Fraxinus ornus), leccio (Quercus ilex), terebinto (Pistacia terebinthus) localizzati in porzioni marginali del versante meridionale del Licineto (M. Pelato) e sostituiti a quote minori dai terrazzamenti coltivati ad oliveto. Salendo di quota prevale il bosco misto delle caducifoglie, dove domina il carpino (Ostrya carpinifolia) associato a cerro (Quercus cerris) e acero d’Ungheria (Acer obtusatum). Durante l’inizio della stagione primaverile si può ammirare la precoce fioritura di un’essenza di origine balcanica, l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum) che, colorando a macchie rosa-violacee il bosco, si alterna talvolta con la contemporanea fioritura dal colore giallo intenso del maggiociondolo (Laburnum anagyroides). La fitta foresta presente soprattutto sui versanti meridionali e orientali del rilievo di monte Pelato e sull’intera dorsale del Serrapopolo permette ad una ricca fauna di rifugiarsi e, nel contempo, di approfittare di quest’area limite con il paesaggio antropico degli uliveti e frutteti. Molte sono le specie che sanno approfittare delle risorse offerte dall’eccedenza della produzione agricola, come il tasso (Meles meles), l’istrice (Hystrix cristata) e la volpe (Vulpes vulpes) che, pur risiedendo nel fitto del bosco, non disdegnano la frutta caduta dagli alberi. Altre specie più elusive e, sicuramente, meno duttili frequentano le aree più interne e meno disturbate, tra queste la martora (Martes martes), il raro gatto selvatico (Felis silvestris) e la puzzola (Putorius putorius). Rapaci legati all’ambiente forestale nidificano e cacciano sui versanti più interni, lo sparviero (Accipiter nisus) e la poiana (Buteo buteo), mentre nei boschi risuona il ritmico battere del picchio verde (Picus viridis). I settori dove prevale il querceto sono l’ambiente adatto del rigogolo (Oriolus oriolus), un uccello dal piumaggio giallo intenso che costruisce nidi dalla forma di culla sospesa ai rami. Può capitare di incontrare nelle aree di radura o comunque più aperte uno strano uccello che, identificabile dal volo silenzioso, si mimetizza perfettamente con la corteccia degli alberi per il colore del piumaggio e per l’immobilità che sa tenere; si tratta del succiacapre (Caprimulgus europaeus) dalle abitudini serali e notturne.