La grotta di Frat’Antò e il fenomento dell’eremitismo
Le pareti rocciose del Monte Morra, note per gli appassionati dell’arrampicata, un tempo palestra di roccia del CAI di Roma, sono caratterizzate dalla presenza di due eremi, S. Angelo sulla Morra e la Grotta di Frat’Antò, quest’ultimo di difficile accesso, localizzato a circa 500 m di distanza dal primo, a quota più elevata.
In un riparo naturale, lungo quasi 30 m e profondo al massimo 8 m, fu costruito un piccolo edificio con un muro di recinzione prospiciente una scarpata rocciosa quasi verticale. Le modeste dimensioni dell’edificio e di una cisterna per la raccolta dell’acqua ci inducono a pensare che l’eremo fosse abitato da un’unica persona, quel Frate Antonio di cui troviamo traccia nelle fonti storiche del Conventillo, da cui probabilmente quel romitorio dipendeva.
Tra la vegetazione è ancora possibile intravedere quel che resta del sentiero che verosimilmente costituiva un tempo la via di accesso, senza dubbio collegata all’altro eremo.
About 500 m away from the Conventillo hermitage in a natural shelter one can admire the remains of a building with a small cistern for the collection of the water. Its modest size leads us to think that only one person lived there: Friar Antonio, of whom we find trace in historical sources of the convent, of which this hermitage was probably an outbuilding. Through the vegetation, it is still possible to make out the remains of the path that once probably served as access road, doubtless connected to the main convent.
The first forms of eremitic life in Italy date back to the IV-V centuries. In the middle of the VI century, S. Benedict of Nursia secluded himself to live his eremitic life in Subiaco (where today stands the monastery Sacro Speco). Before he founded the monasteries regulated by his Rule, he gave other hermits the possibility to seclude themselves from the community, in order to live in a hermitage connected to the main monastery, an example which has then been followed by other monastic orders. However, the phenomenon of hermitage boomed during the XII-XIII centuries, with the advent of mendicant orders founded by S Francis of Assisi. Many of these where often in clear contrast to clerical hierarchies, and were therefore suppressed.
L’eremitismo nel Lazio medievale
A partire dal III sec. d.C. si sviluppò l’eremitismo, un movimento di monachesimo cristiano caratterizzato da uomini che scelsero di fuggire dal mondo alla ricerca di una vita ascetica fatta di contemplazione e preghiera. In Italia, le prime forme di vita eremitica risalgono al IV-V secolo.
Nel Lazio, nei primi anni del VI sec., eremiti originari del Medio Oriente, fuggiti per le persecuzioni religiose dell’impero bizantino o per le invasioni arabe, fondarono eremi e monasteri nella Sabina (tra questi S. Lorenzo Siro, il fondatore dell’abbazia di Farfa). L’esperienza di vita anacoretica di questi primi eremiti ispirò S. Benedetto da Norcia che, a metà dello stesso secolo, si ritirò per tre anni a vita eremitica presso Subiaco, accettando poi il ruolo di abate dei monaci di S. Cosimato, prima esperienza di comunità monastica conclusasi drammaticamente con il suo tentato avvelenamento.
S. Benedetto fondò in seguito altri dodici monasteri e l’Abbazia di Montecassino, codificando nella sua Regola l’organizzazione delle comunità monastiche, lasciando però la possibilità agli eremiti di distaccarsi dalla comunità per vivere in un eremo dipendente dal monastero principale, esempio poi seguito anche da altri ordini monastici. Nel XII-XIII sec. il movimento eremitico ebbe una vera e propria esplosione, grazie alla nascita degli ordini mendicanti per volontà di S. Francesco d’Assisi, ma molte di queste congregazioni, spesso in aperto contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, furono poi soppresse. Nei secoli successivi l’eremitismo si spense gradatamente e i pochi eremi, ancora abitati all’inizio del ‘900, furono definitivamente abbandonati.

