Petra Demone e il tempio di Giove Cacuno

Dell’antico insediamento di Petra Demone oggi non resta quasi nulla, solo alcuni basamenti e muri degli edifici avvolti dalla vegetazione. Nel X secolo si ha notizia dell’esistenza, nel luogo chiamato Petra Demone, di un monastero ove prese l’abito monacale San Domenico di Sora, il religioso benedettino che, trasferitosi successivamente nel nuovo monastero di S. Salvatore presso Scandriglia, fu un attivo predicatore. L’insediamento monastico, trasformato in un castello, fu acquisito dall’Abbazia di Farfa nel 1083, grazie ad una donazione dei conti di Rieti.

La sua influenza crebbe nel corso del XII secolo attraverso l’acquisizione di casali, vigneti e privilegi concessi agli abitanti dall’abate Guido di Farfa, a ricompensa della loro fedeltà. Nel 1318 la comunità di Petra Demone si costituì in comune libero, nominando un procuratore per porre fine alle ostilità con i centri di Civitella e Percile, feudi della famiglia Orsini. Per meglio comprendere il prestigio raggiunto da Petra Demone, basti pensare al fatto che a metà del XIV secolo le sue pertinenze si estendevano per un circuito di 18 miglia e l’agglomerato comprendeva quattro chiese e tre cappelle. L’abbandono del sito, di cui non sono note le cause, risale all’inizio del ‘400, come risulta da uno studio delle liste di sussidio militare al comune di Roma. Si ritiene, peraltro, che la coltivazione dei terreni agricoli limitrofi all’insediamento sia continuata almeno per un certo periodo di tempo.

Today almost nothing remains of the ancient settlement of Petra Demone, just a few blocks and walls of buildings surrounded by vegetation. In the tenth century, a monastery existed in a place called Petra Demone, where the monk St. Domenico di Sora lived before going to the new monastery of St. Salvatore near Scandriglia. The influence of the monastic settlement, later transformed into a castle and entered into possession of the Abbey of Farfa in 1083, grew up during the twelfth century. To better understand the prestige achieved over time by Petra Demone, consider the fact that in the middle of the fourteenth century its appurtenances stretched for a circuit of 18 miles, and the agglomeration included four churches and three chapels. The reasons why because the site was abandoned in the early ‘400 are unknown.

Il culto di Giove Cacuno e la leggenda di S. Barbara

Sulla vetta del Colle Cima di Coppi, si praticava anticamente il culto di Giove Cacuno, come si desume da un’epigrafe rinvenuta nel 1767. Su una pietra si leggeva “OVA CACUNO F.C.” che, secondo l’interpretazione offerta dall’archeologo Luigi Biondi, stava per “IOVI CACUNO FACIUND CURAVIT”, avvalorando l’ipotesi dell’esistenza di un tempio di Giove sul “cacumen”, vale a dire sulla cima del monte.

Lo stesso Biondi ipotizzò che il toponimo Petra Demonis fosse conseguente alla scomparsa del culto pagano, soppiantando la precedente denominazione Petra Iovis. Va detto che intorno alle origini del nome dell’insediamento è stata fatta anche un’altra ipotesi: potrebbe forse derivare dalla presenza di una particolare pietra rossa (scaglia).

Alla prima ipotesi è associata anche la leggenda di S. Barbara, patrona di Scandriglia. Nata a Nicomedia (Turchia) nel 273 d.C., seguì il padre Dioscoro, richiamato dall’imperatore Massimiano Erculeo, nella villa di Scandriglia, dono dello stesso imperatore per i suoi meriti militari e per il suo fanatismo nella religione pagana.

Dioscoro, scoperta la fede cristiana della figlia, si infuriò, consegnandola al prefetto romano con l’accusa di adesione alla religione cristiana. Rifiutatasi di ripudiare la religione cristiana, nonostante le atroci torture a cui fu sottoposta, fu decapitata dalla stesso padre. La storia narra che il cielo si oscurò ed un fulmine colpì Dioscoro; con lui cadde il culto degli dei e degli idoli, praticato nella località che fu appunto chiamata Petra Demone.