L’insediamento del Monte Morra, attribuibile all’Età del Bronzo finale – inizio Età del Ferro (XVI-XI sec.), come è possibile desumere dalla ceramica raccolta, rappresenta la testimonianza più significativa dell’età protostorica nell’area lucretile.
L’abitato è caratterizzato da tre cinte murarie concentriche di forma ellittica realizzate in grossi blocchi di calcare posti in opera a secco. Il ripido versante nord costituiva una difesa naturale, mentre i lati est e sud erano difesi da mura difensive. Tra le cinte murarie si riconoscono delle opere di terrazzamento funzionali alla realizzazione di capanne, di cui rimangono tracce di muretti e frammenti di intonaco. Si ipotizza poi che la buca artificiale localizzata in cima, vicino al punto trigonometrico, ora occupata da massi calcarei, fosse probabilmente utilizzata per la raccolta dell’acqua.
La posizione in altura dell’abitato, comune ad altri insediamenti dell’Italia centrale e, in particolare, dello stesso complesso montuoso del Monte Gennaro, fa pensare a un’economia basata maggiormente sull’allevamento e la pastorizia, piuttosto che sull’agricoltura. Peraltro, la frequentazione dei pascoli d’altura e, in generale, la transumanza erano già da tempo praticate.
Alcuni ritrovamenti su Prato Favale e su Monte Arcaro di frammenti di ceramica simili a quelli trovati sul Monte Morra fanno supporre che i siti fossero occupati dalle stesse genti.

 

The settlement of Monte Morra dates back to the Bronze Age – early Iron Age (XVI-XI sec.) and represents the most significant prehistoric age testimony in the Lucretili area. It is characterized by three concentric walls of elliptical shape set with dry made large blocks of limestone, with levelled terrain in order to create huts of which, today, only walls fragments are visible.
The high position of the settlement, common to others in central Italy and, in particular, in the Monte Gennaro area, suggests an economy based mainly on breeding and herding, rather than on agriculture. Some findings of pottery fragments from Prato Favale and Monte Arcaro are similar to those found on Monte Morra, suggesting that the sites were occupied by the same people.

 

I siti dell’Età del Bronzo
L’abitato del Monte Morra e gli altri insediamenti realizzati su alture nell’età del Bronzo finale sono comunemente chiamati “castellieri”. La loro posizione, a guardia di valichi, campi e strade, e le opere di fortificazione rispondevano ad esigenze di difesa da furti di bestiame e cose, oltre che da attacchi di popolazioni guerriere ostili. Gli abitati erano in comunicazione visiva fra loro, in modo che, all’avvicinarsi del nemico, l’allarme venisse dato in breve tempo.
La concentrazione degli insediamenti sulle alture della media Valle dell’Aniene e nelle valli che in essa confluiscono tra Tivoli e Subiaco va messa in relazione con l’importanza che la valle aveva sin dall’età paleolitica come via di comunicazione tra le aree montane interne e la pianura romana, in parte ricalcata successivamente dalla via romana Tiburtina Valeria. Lungo la Valle dell’Aniene, così come in quelle in essa confluenti, si spostavano i pastori con le loro greggi per le transumanze, fermandosi in villaggi di valle o a guardia dei passi più importanti. La valle costituiva anche un itinerario alternativo a quello pedemontano (Sabina interna – Monti Tiburtini – guado dell’Acquoria – Valle del Sacco) e ad altri itinerari della pianura romana. Il Monte Morra, ben visibile da altri cavalieri affacciati sulla valle, era posto a guardia della via di transito pedemontana.