I siti fossiliferi del Parco e i fossili nell’area dei Monti sabini

Nel Parco dei Monti Lucretili vi sono diversi luoghi in cui si ritrovano alcune specie di fossili, resti di organismi animali marini, sia di piattaforma carbonatica sia di bacino profondo, che hanno subito i processi di fossilizzazione e testimoniano l’evoluzione paleogeografica dell’ambiente marino mesozoico (250 milioni di anni fa).
La parte più elevata del versante SW del Monte Morra (920 m), rappresenta uno dei geositi più importanti, grazie al ritrovamento di un giacimento fossilifero del Triassico superiore (oltre 200 milioni di anni fa). L’eccezionalità di questo sito è dovuta al numero dei resti di megalodontidi che si ritrovano in pochi spessori di calcare marino. I megalodontidi sono gruppi di molluschi lamellibranchi (o bivalvi) estinti, con un guscio molto spesso, adattati ad un ambiente marino poco profondo, tropicale, su fondali costituiti da fanghi carbonatici. Nello stesso sito è possibile individuare anche la presenza di esacoralli, brachiopodi e rari gasteropodi.
Nel Parco sono stati individuati altri geositi come gli icnofossili di Monte Pellecchia (1369 m) e il giacimento fossilifero di Fontana Longarina (San Polo dei Cavalieri), entrambi associati a formazioni rocciose del Giurassico. Il sito del Monte Morra, caratterizzato da un numero notevole di megalodontidi, rappresenta un giacimento rarissimo nell’Appennino Centrale; sono molti i rilievi in cui affiorano spessori anche elevati di rocce del Triassico, come ad esempio sul Gran Sasso d’Italia, nei Monti Simbruini, nei Carseolani, negli Aurunci e nei Reatini, ma i loro resti fossili sono molto rari.

In Monti Lucretili Natural Park there are several places where it is possible to find some species of fossils, remains of marine animal organisms, both from carbonate platform and deep basin, which have undergone the processes of fossilization, and demonstrate the paleogeographic evolution of the marine environment in the Mesozoic era (250 million years ago). The highest part of the SW slope of Monte Morra (920 m) is one of the most important geological sites, thanks to the discovery of a rare fossil deposit of the Upper Triassic (200 million years ago). The uniqueness of this site is due to the high number of the remains of megalodontid found in a few thicknesses of marine limestone. In the Park other geological sites have been identified such as the icnofossili site of Monte Pellecchia (1369 m) and the fossil deposit of Fontana Longarina (San Polo dei Cavalieri), both associated with Jurassic rock formations.
L’origine dei fossili dei Monti Sabini
Il settore Lucretile e Cornicolano dei Monti Sabini presenta rocce carbonatiche, formatesi centinaia di milioni di anni fa in un ambiente di mare tropicale (piattaforma carbonatica pelagica), relative ad ambientazioni marine di transizione tra la piattaforma carbonatica e il mare profondo (bacino pelagico), di cui il settore sabino dell’Appennino centrale è considerato il principale rappresentante.
Le rocce associate all’ambiente di formazione delle piattaforme carbonatiche pelagiche sono essenzialmente costituite da calcari a pasta fine (micriti), mostrano generalmente una struttura nodulare e sono ricchissime di fossili (gusci di lamellibranchi pelagici, ammoniti, articoli di crinoidi, etc.). Questa abbondanza di resti fossili, a volte fortemente addensati, è dovuta alla particolare posizione paleogeografica che occupavano i Monti Sabini e, in particolare, a uno scarso apporto di sedimento nella parte più superficiale della piattaforma carbonatica, che oggi riconosciamo dagli affioramenti rocciosi di spessore ridotto, risalenti al Giurassico (200 – 150 milioni di anni fa). Gli stessi affioramenti si ritrovano invece con spessori notevoli in tutto il resto dell’Appennino laziale-abruzzese. Contemporaneamente allo sviluppo delle piattaforme carbonatiche, nel bacino marino profondo la sedimentazione carbonatica porta alla formazione di diverse centinaia di metri di depositi a granulometria fine, contenenti resti di fauna e flora planctonica. Le successioni mesozoiche (250-65 milioni di anni fa) di bacino, a differenza delle coeve successioni di piattaforma, contengono noduli, lenti e liste di selce (materiale ricco di silicio), formatesi, in genere, a spese di resti di organismi a guscio siliceo, indicativi di una maggiore profondità dell’ambiente di sedimentazione.