2/11/2017

Nella sua eterna guerra contro il Parco il sindaco di San Polo strumentalizza persino un caso umano.
Parco MontiLucretili·Mercoledì 1 novembre 2017
“Strumentalizzando la morte di una donna che desiderava donare due panchine in memoria del marito, il sindaco di San Polo imbastisce una polemica contro il Parco”, dichiara il Presidente Marcello Vasselli in una conversazione nell’Ufficio Comunicazione del Parco, e poi continua: “Questa volta ha superato il limite della decenza e non posso tacere”.
Il Presidente del Parco si era sempre rifiutato di scendere al livello del sindaco, non ha mai voluto polemizzare con lui: “dobbiamo pensare a tutelare e valorizzare il territorio del Parco, compreso il territorio di San Polo; non m’interessa polemizzare.” rispondeva a chi voleva attirarlo nella polemica.
“Anche se mi attacca e non vuole che io mi confronti con i cittadini, ho il dovere di valorizzare l’area protetta anche nel comune di San Polo e alla fine del lavoro il sindaco dovrà riconoscere che abbiamo fatto un buon lavoro” così dichiarò Vasselli all’assemblea pubblica sull’Aggiornamento del Piano d’Assetto tenuta, nonostante la contrarietà del Sindaco, nel Comune di San Polo.
Anche sulla illegittima ordinanza sul tiglio di Prato Favale emanata dal Sindaco nei confronti del Parco, il Presidente non ha mai voluto polemizzare, si limitò a dire al direttore del Parco: “L’ordinanza avrebbe dovuta farla a se stesso perché il tiglio sta su un terreno di proprietà del Comune e perché è un problema di incolumità pubblica e perciò di competenza del Sindaco. Questa questione il sindaco avrebbe potuto risolverla in pochi giorni anche con la nostra collaborazione, avremmo messo a sua disposizione alcuni operai come avviene con tutti gli altri Comuni del Parco. Ma con quell’ordinanza ha voluto sollevare un ‘vespaio’ giuridico e, con toni di supponenza, continuare la sua guerra al Parco”.
Sfoglia perplesso “Tiburno” il Presidente Marcello Vasselli, poi da uno sguardo a facebook e dice: “Anche su questa storia delle panchine: ma vivaddio, bastava una banale richiesta di ‘nulla osta’ e il caso si sarebbe risolto in 48 o a al massimo 72 ore. No, non lo ha fatto, e con la solita supponenza e in barba alle norme lui ha scritto una provocatoria comunicazione agli uffici del Parco proprio per fare ‘ingarbugliare’ e ritardare il tutto, allo scopo di far perdere tempo e poi accusare di nuovo il Parco di burocratismo, disumanità, lungaggine”.
Si schernisce il Presidente, ma poi sbotta: “Come un qualsiasi hater, un diffusore di odio su facebook, il sindaco grida ‘VERGOGNA!’ rivolto a me, al direttore e a tutto il personale del Parco. Ma chi si deve vergognare è lui, il sindaco, che non si fa scrupolo di strumentalizzare un caso umano e che dopo 27 anni dalla nascita del Parco ancora non conosce le sue norme o le disconosce. È proprio il non rispetto della legge che contribuisce ad appesantire la burocrazia. Poi in casi banali come questo, dove la norma è semplice e la burocrazia è leggera, il suo mancato rispetto è la sola causa delle lungaggini”.
A conclusione della conversazione il Presidente tira un sospiro sollievo, e sorridendo esclama: “forse il Sindaco farebbe bene a polemizzare di meno e partecipare di più ai lavori della Comunità dei Sindaci dove da troppo tempo ormai è assente ingiustificato. Per questo, come a scuola, meriterebbe un 7 in condotta”.

Notizia del 2/11/2017