Il Ninfeo degli Orsini e le acque della sorgente Bandusia

Nei dintorni della Villa d’Orazio è collocato il Ninfèo degli Orsini. Si rimane subito affascinati da questa struttura semicircolare (diametro di 23 metri) che sorge  probabilmente sul luogo sacro dell’antica Fons Bandusiae ricordata da Orazio. Eretto nel XV secolo e rimaneggiato nel XVII sec, fu ricavato incidendo una collina e potenziato con delle opere murarie. L’acqua che scaturisce a tre metri d’altezza da una quinta architettonica con un timpano a volute e colonnine laterali, crea una piccola vasca semicircolare. Il sito, che conserva la sua maestosità grazie alla copiosa vegetazione che lo ricopre e lo adorna, ha restituito resti di epoca romana che fanno ipotizzare la presenza di un luogo solenne.
Non si conosce in realtà l’esatta ubicazione della fonte Bandusia, forse coincidente con il fontanile del Campitello, oppure con la Fonte Bello nella Valle delle Chiuse o ancora con la Fonte Oratini o Ratini, a mezzacosta tra la villa e il Colle Rotondo, ma il fascino che emana questo luogo lo si scopre con gli occhi in un silenzio interrotto dal solo rumore dell’acqua e, con un po di immaginazione, dai versi del sommo poeta.

In the surroundings of Horace’s Villa there is the Nymphaeum of the Orsini, semi-circular structure (diameter: 23 m) built in the fifteenth century and rebuilt in the seventeenth century, which is probably placed on the sacred site of the ancient Fons Bandusiae mentioned by Horace. The water springing up to three meters high creates a small semicircular basin. The site is enchanting thanks to the copious vegetation that covers it and some Roman remains let us suppose that in the past there was a solemn place. The exact location of the source Bandusia, in reality, is not known, but the charm that emanates this place may be simply discovered with own eyes in a silence broken only by the sound of water and, with a little imagination, by the verses of the latin poet.

I rituali dell’acqua

Il nome della Fons, che compare in una bolla del 1103 di papa Pasquale II, era Bandusia e tradizioni medievali raccontano dell’esistenza, nella zona del Mons Lucreti, di una fontana Bandusia, nome che si ritrova anche nell’Ode XIII del 3° libro del poeta latino Orazio.
Un’altra interpretazione dell’Ode ci porterebbe a pensare non alla fonte, ma ad una Ninfa. Nell’opera di Orazio si menziona il merum, vino puro destinato ai sacrifici durante le libagioni vinarie dei Fontanalia, festa pagana delle fonti e delle sorgenti che orava, secondo lo storico romano Varrone, il dio Fons o Fontus, figlio di Giano. Il 13 ottobre, data della celebrazione della festa, si ornavano i pozzi di ghirlande e si gettavano fiori, vino, olio e offerte in polle e sorgenti. Si trattava, secondo lo scrittore romano Festo, del giorno sacro alle fonti.

L’uomo e l’acqua nella Valle del Digentia

Il settore occidentale dei Monti Lucretili, prevalentemente caratterizzato da rocce calcaree permeabili, si presenta povero di sorgenti, mentre quello orientale che degrada verso la Valle del Licenza, caratterizzato anche dalla presenza di formazioni argillose e arenarie, è ricco delle “copiose scaturiggini di limpidissime acque” evocate dal poeta di Venosa.

Il legame con l’acqua degli abitanti della valle del Licenza, il Digentia rivus cantato da Orazio (Epistole, I, 18, 104), è stato profondo fin dall’antichità. L’abbondanza di acqua e il particolare assetto geomorfologico hanno favorito lo sviluppo di un’agricoltura montana, anche attraverso interventi di realizzazione di terrazze artificiali impostate sulla serie dei gradini naturali fluviali e di molti fontanili (circa 20 nel solo bacino del Licenza). L’utilizzo della risorsa a fini agricoli già in epoca remota è testimoniata dal rinvenimento dei resti di diverse ville romane, fra cui quella del poeta latino, sul cui terreno venivano coltivati oliveti, frutteti, vigneti e fatti pascolare gli animali (Hor.,E I, 16, 1-9; Hor.,C I, 17, 3-6). Le coltivazioni di alberi da frutta (soprattutto ciliegi) e di ulivi per la produzione dell’olio sono ancora oggi molto diffuse nella valle.