Tra racconti e antiche carte topografiche

La sagoma del Monte Gennaro è familiare per gli abitanti dell’Agro Romano e molti romani, così come la croce per i tanti escursionisti che raggiungono la cima dopo essersi avventurati lungo i sentieri che lì conducono. Alcuni di questi sentieri sono antichi, come ad esempio quello che sale lungo il Fosso della Scalpellata, e ci raccontano storie che vengono nel tempo da lontano, talvolta ancora avvolte dal velo del mistero. Dai segni della presenza dell’uomo preistorico ai manufatti risalenti all’Età del Ferro, dai pastori che in età romana portavano in alta quota le greggi, per poi vendere carni e formaggi ai romani, al commercio della neve e poi del carbone, dalla costruzione della croce sulla cima alle manifestazioni contro le antenne radio.
Il mistero più grande riguarda, per gli amanti della toponomastica, proprio il nome del monte. Il toponimo Mons Ianuarius compare per la prima volta in un documento del 944. Se appare credibile e probabile che Ianuarius derivi dal culto di San Gennaro, uno dei sei diaconi di Sisto II martirizzati insieme al vescovo di Roma il 6 agosto del 258 durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano (253 – 260 d.C.), capire quale fosse il nome precedente è impresa più ardua. L’ipotesi più probabile è che il gruppo di Monte Gennaro si sia chiamato nell’antichità Iana, nome da porre in relazione a due toponimi diffusi nell’area tiburtina e non solo, Ianus e Ianula, che ci riportano al culto di Giano. Il passaggio da Iana a Ianuarius potrebbe essere avvenuto nel periodo successivo all’Editto di Costantino (313 d.C.). Indagini archeologiche saprebbero forse dare risposta a chi ipotizza che sull’“Acropoli dei Lucretili” giaccia un’ara dedicata al culto di Giano.

 

The shape of the Monte (mount) Gennaro is a familiar sight to the inhabitants of the Agro Romano area and to many Romans, and so is the cross at the mountain top to the many hikers who reach the summit after having ventured the trails leading there. Some of those paths are ancient, like the one ascending along the Fosso (gulley) della Scalpellata. These paths narrate stories that go back a long time,  and sometimes are still covered by a veil of mystery.
For toponymy enthusiasts the greatest enigma is the name of the mountain itself. The toponym Mons Ianuarius appears for the first time in a document in 944. Ianuarius derives probably from the worship of the Saint Januarius, one of Sixtus II six deacons, martyred with the Bishop of Rome on August the 6th 258 during the persecution of the emperor Valeriano (253-260 AC). However, it has been also hypothesized that in ancient times the name of the mountain was Iana, which is linked to two toponyms common in the Tiburtinian area, Ianus and Ianula, related to the worship of the roman god Janus.
 

La carta geografica dello Stato Pontificio

Il Settecento vide il diffondersi di un grande interesse per la produzione di moderne carte geografiche, anche al fine di fissare i catasti territoriali. Nelle attività di ricognizione e rilievo dei territori, oltre a naturalisti italiani, vennero coinvolti numerosi scienziati stranieri.
Nel 1750 Papa Benedetto XIV conferì l’incarico di elaborare le carte dello Stato Pontificio a due gesuiti: il matematico irlandese Cristoforo Maire (1697-1767) e il celebre matematico, fisico, astronomo e architetto dalmata Ruggero Giuseppe Boscovich (1711-1787). In viaggio dal 1750 al 1752, i due si scontrarono spesso con il sospetto e l’ostilità delle popolazioni locali, che li ritenevano maghi vedendoli piantare lunghe pertiche sulle cime delle montagne scelte come vertici trigonometrici per le misurazioni e armeggiare con i loro strumenti geodetici.
Insieme esplorarono il territorio di Monteflavio e Scandriglia e salirono tre volte sul “pizzo” del Monte Gennaro, valutando l’altezza in 837 passi romani (circa 1274 m).
Il risultato del loro lavoro fu la prima carta topografica prodotta da uno Stato d’Italia, pubblicata insieme ad un resoconto della loro missione nell’opera De letteraria expeditione per pontificiam ditionem (1755).