Si presenta sotto forma di arbusto o piccolo albero che perde le foglie durante la stagione invernale. Può raggiungere 5/6 metri di altezza e può manifestare la stessa ampiezza per larghezza dei rami. La corteccia è grigio giallastra e si screpola facilmente in piccole scaglie ocra o bruno ruggine. Le foglie sono lunghe 4-10 cm, opposte, ovali, acuminate in cima. I fiori precedono la fogliazione, sono gialli. molto piccoli ed emanano una lieve profumazione di miele. I frutti si presentano in forma di drupe di colore rosso vivo e un tempo venivano utilizzate, più frequentemente di oggi, per la preparazione di marmellate oppure, prima della piena maturazione, venivano conservate in salamoia come le olive o sotto spirito. E’ una pianta longeva a lenta crescita di origine europea e molto diffusa in Italia specialmente su terreni calcarei. E’ presente in grande quantità nel Parco dei Monti Lucretili tanto che Federico II Cesi, Principe di San Polo e Sant’Angelo, Duca d’Acquasparta, Marchese di Monticelli, Signore di Porcaria, Civitella Cesi, Marcellina e Poggio Cesio, fondatore nel 1603 dell’Accademia dei Lincei, lo volle inserire nel proprio stemma familiare. Nel nostro territorio fiorisce tra febbraio e marzo mentre i frutti maturano ad agosto. La sua capacità di resistenza preserva il corniolo dal gelo tardivo e da molte malattie. Il suo legno è uno dei più duri e tenaci delle nostre regioni pertanto è stato utilizzato per la costruzione di molti utensili (raggi di ruote, rastrelli. manici di attrezzi, denti di erpici, pioli delle scale, pipe). Ancora oggi è il legno preferito dagli allevatori locali per fare il “bastone dei pastori”. E’ stato altresì molto utilizzato per la sua resistenza nella fabbricazione delle armi antiche. La sarissa macedone, lancia con manico ligneo di grande diametro e punta di ferro, realizzata con il corniolo, è stata una delle armi distintive degli eserciti di Filippo II il Macedone e di Alessandro Magno. Gli antichi romani hanno utilizzato il legno del corniolo per la costruzione dei giavellotti. Ne danno testimonianza Virgilio e Ovidio nelle loro opere.
“Vola l’italico corniolo nell’aria lieve e, trafitto lo stomaco, in fondo al petto s’impianta.” Virgilio, Eneide libro IX v. 698
“E vediamo,,,rosseggiare i durissimi cornioli.” Virgilio, Georgiche Libro II v. 65
“Ma il mirto dà le sue robuste asticelle come pure il corniolo utile per la guerra” Virgilio, Georgiche II v. 446
“E detto questo scaglia un potente giavellotto di corniolo con punta di bronzo” Ovidio, Metamorfosi libro VIII, v. 408
Virgilio ne testimonia altresì l’utilizzo in campo alimentare se pur riferendosi ad una alimentazione di emergenza:
“Pascomi d’erbe, di còccole e di more e di cornioli, e di tali altri cibi acerbi e fieri: vita e vitto infelice” Virgilio, Eneide libro III v. 649
Un’antica leggenda individua nel Corniolo la pianta il cui legno fu utilizzato per costruire il cavallo di Troia. Nel medioevo veniva coltivato nei giardini dei conventi e utilizzato nella preparazione di medicamenti grazie alle sue numerose proprietà benefiche. Un tempo i rami giovani venivano usati per la costruzione dei cesti grazie alla loro flessibilità. Le corniole ancora oggi vengono utilizzate per la produzione di bevande alcoliche e grappa. La pianta ha anche proprietà tintorie e da essa si ricavava il colore giallo. Non dobbiamo inoltre dimenticare che i frutti del corniolo sono molto ricercati dalla fauna selvatica. Nella tradizione orale locale per indicare la durezza, ma anche l’elasticità del legno, un detto recita che “Lu bastò de crognale rompe l’ossa e non fa male.”