I pozzi e le strade della neve. Il Commercio della neve

Il commercio della neve è stato per secoli l’attività economica di maggiore importanza per le popolazioni locali e, in particolare, per gli abitanti dei borghi affacciati sulla campagna romana e la pianura sabina, favoriti dalla loro posizione a metà strada tra i luoghi di rifornimento montani e l’area di maggiore richiesta costituita dalla città di Roma. Salendo in cima al Monte Pellecchia si scorgono, parzialmente nascosti dalla vegetazione, delle depressioni che un tempo costituivano i cosiddetti “pozzi della neve”. Localizzati sul versante esposto a nord, sono ancora facilmente individuabili i due pozzi più bassi (Pozzo Candese, Pozzo La Melazza), meno i restanti. La neve raccolta nelle depressioni sotto l’effetto della pressione diventava ghiaccio. Al momento del trasporto, il ghiaccio veniva tagliato in blocchi e avvolto in balle di paglia e canapa per evitare che si sciogliesse durante il viaggio notturno. Il trasporto sui sentieri di montagna avveniva con i muli fino al raggiungimento delle strade carrabili, dove carri trainati da buoi, detti “barrozze”, caricavano il ghiaccio per portarlo in paese.
La strada che dal centro di Monteflavio (Largo Caduti in Guerra) si allontana dal paese in direzione NE verso il Colle Vialone, risalendo poi la dorsale delle Serre di Ricci, era una strada della neve.
Si ritiene che un’altra strada della neve passasse lungo il Fosso di Casoli, tra le pendici del Monte Matano e del Monte Gennaro.

The snow trade has been for centuries the most important economic activity for the local population, and particularly for the inhabitants of villages overlooking the Roman countryside and the Sabina plain, favored by their position, halfway between the places of supply in the mountain and the city of Rome, the area of greatest demand. Climbing on top of the Monte Pellecchia it is possible to see depressions which formed the so-called “snow wells”, partially hidden by vegetation. The snow collected in depressions became ice under the effect of pressure. At the time of transport, the ice was cut into blocks and wrapped in straw bales and hemp to prevent melting during the trip. The transport took place on the mountain trails with mules until reaching the driveways, where oxcarts loaded the ice to bring it to the village.
The road coming out Monteflavio in the NE direction towards the Colle Vialone, going up the ridge of Serre di Ricci, was one of the snow paths.
Il commercio della neve
Nel cosiddetto “Circondario delle 60 miglia” da Roma vigeva nello Stato Pontificio la “Privativa raccolta e vendita della neve e del ghiaccio naturale”, che regolava i rapporti con gli appaltatori del servizio, definendone oneri, norme d’esercizio e prezzo.
Sebbene il primo contratto di appalto finora noto risalga al 1578, va detto che l’attività del commercio della neve ha avuto in realtà origine in epoca romana ed è probabile che sia continuata pressoché ininterrottamente nel tempo.
Il servizio era, come detto, affidato ad appaltatori, che godevano per un periodo di tempo limitato (in genere nove anni) di un diritto di privativa, in cambio del quale dovevano versare annualmente all’erario una somma di denaro, la cosiddetta “corrisposta”. Oltre ai pozzi della neve, luoghi di rifornimento della materia prima, vi era una rete di depositi cittadini localizzati nei palazzi nobiliari e nei conventi denominati “conserve”.
La neve doveva essere consegnata sia di giorno che di notte, in modo da soddisfare i bisogni dei malati, pertanto gli appaltatori erano obbligati a dotarsi di ampie provviste. Talvolta, nelle annate peggiori, la neve scarseggiava nelle conserve dei centri minori, sedi di subappalto, poiché venivano soddisfatte prima le richieste della Corte Papale per il timore di incorrere in severe sanzioni fissate per contratto.
Ai primi dell’800 Rocca di Papa, Rocca Priora e Monteflavio erano i