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Il Cammino di San Benedetto

Il  Cammino di San Benedetto attraversa il cuore dell’Italia:  muovendo dall’Umbria, percorre la fascia interna del Lazio, per giungere a Montecassino, al confine con la Campania.

Il progetto nasce nel 2009 per  unire i tre più importanti luoghi di San Benedetto, grazie all’intuizione, alla passione,  all’energia di Simone Frignani: senza alcuna pretesa di ricostruire le vie percorse dal Santo, l’ideatore si è limitato ad individuare la strada migliore per unire Norcia, il luogo natale; Subiaco, dov’egli visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri;  Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita e scrisse la Regola.

Il Cammino si sviluppa per 310 km, suddivisi in 16 tappe giornaliere, su sentieri, carrarecce e strade secondarie. Le tappe sono pensate in funzione delle distanze (lunghezza media di circa 20 km), dei dislivelli, e delle possibilità di alloggio. Il percorso in bici è di 340 km. e per lo più segue il Cammino a piedi, discostandosene soltanto in alcuni punti. Può essere suddiviso in 7 tappe giornaliere.

La guida costituisce l’ausilio indispensabile al percorso: “Il Cammino di San Benedetto”, ediz. Terre di Mezzo, è uscito a fine Maggio 2012; a Ottobre 2013 si è pubblicata una seconda edizione, aggiornata. A marzo 2014 è uscita la guida in lingua tedesca, edita da Tyrolia di Innsbruck. Vengono indicate anche le accoglienze: per ogni punto-tappa, a una ospitalità “povera” (conventi e altre strutture religiose a donativo, dove presenti), corrispondono sempre diverse ospitalità “commerciali”: bed & breakfast, agriturismi, ostelli e altre strutture ricettive, privilegiando comunque sempre strutture a conduzione familiare.

A sostegno del progetto c’è un sito internet (www.camminodibenedetto.it), un blog e un gruppo Facebook; ogni pellegrino ha a disposizione le tracce gps, scaricabili dal sito internet.

L’arrivo copioso e la continua crescita dei pellegrini sta inducendo le comunità dei piccoli e suggestivi borghi attraversati a ripensare le loro economie in funzione del Cammino.  Dall’entusiasmo nato attorno al progetto è cresciuta una comunità di persone, che ruota intorno a questo percorso, che recentemente si sono costituite in Associazione: gli Amici del Cammino di San Benedetto.

SEGUENDO LE ORME DEL SANTO

Il territorio del Parco è in parte attraversato dal Cammino di S. Benedetto, un itinerario che si sviluppa per 310 km lungo sentieri, carrarecce e strade secondarie  tra Umbria, Lazio e Campania, sulle tracce di San Benedetto da Norcia. Si tratta di un percorso suddiviso in 16 tappe giornaliere pensate in funzione delle distanze  (lunghezza media di circa 20 km), dei dislivelli, e delle possibilità di alloggio. Da Norcia, luogo natale del Santo, a Montecassino, dove trascorse l’ultima parte della vita, passando per Subiaco, dove visse più di trent’anni e fondò numerosi monasteri. In particolare, da Rieti, dopo essere passati per Rocca Sinibalda, Castel di Tora e Pozzaglia, si giunge a Orvinio, all’interno del Parco, e si prosegue poi per Mandela e Gerano, in direzione di Subiaco.Informazioni dettagliate e tracce GPS delle tappe del Cammino sono pubblicate sul sito www.camminodibenedetto.it.

The territory of the park is crossed by the walk Cammino di S. Benedetto, an itinerary that develops for 310 km along trails, field roads and secondary roads within Umbria, Latium and Campania, following the track of Saint Benedict of Norcia. It’s a route which is divided in 16 daily legs each designed according to the distances (average distance of approximately 20 km), altitude gaps and possibilities for accommodation.  The walk goes from Norcia, birthplace of the Saint, to Montecassino, where he spent the last part of his life, passing through Orvinio village of the park, and Subiaco, where he lived for more than thirty years and established several monasteries.
All we know about S. Benedict (480-547) is written in The life of Saint Benedict and the Dialogues authored by pope Gregory the Great, and by the Saint’s own work, The Rule of Saint Benedict written in the last years of his life and destined to make its mark on western monasticism. Only one copy of the presumed original version has survived, and is today preserved in the library of San Gallo.

S. Benedetto e la Regola

La Vita di san Benedetto,scritta da papa Gregorio Magno intorno al 593-594, a circa quarantacinque anni dalla morte del santo, rimane l’unica fonte di riferimento, così come il testo dei Dialoghi, opera scritta dallo stesso papa, è il più antico documento di cui siamo in possesso per comprenderne il messaggio.
Nato a Norcia nel 480, fu mandato a Roma per ricevere un’educazione umanistica, ma ben presto, disgustato dalla vita dissoluta dei suoi compagni di studi, abbandonò la scuola fuggendo ad Effide (l’odierna Affile), prima di ritirarsi in solitudine a Subiaco in una grotta, dove visse per tre anni, nutrito e istruito alle pratiche della vita ascetica da un monaco di un vicino monastero. A lui si unirono poi altri discepoli. Benedetto li organizzò in gruppi nominando un abate per ciascuno di essi e si trasferì poi a Monte Cassino, dove costruì e diresse un monastero fino alla morte, sopraggiunta, secondo quanto ci dice papa Gregorio, tra l’anno 546 e il 550. Il papa racconta anche del tentato avvelenamento del Santo in un monastero vicino Subiaco ad opera degli stessi monaci che inizialmente lo invitarono ad essere loro abate; non ci sono fonti certe ma studiosi e benedettini ritengono che si trattasse del monastero di San Cosimato.
Negli ultimi anni scrisse l’opera destinata a lasciare un segno profondo nel monachesimo occidentale, la Regola benedettina, che costituisce un piano dettagliato dell’organizzazione di una comunità monastica. Nel monastero, descritto come una società cenobitica sotto la direzione dell’abate, si entra dopo un periodo di noviziato a cui segue la rinuncia di tutti i beni e l’impegno all’osservanza delle regole della comunità monastica fino alla morte. Benedetto fa dell’obbedienza il principio-cardine della vita monastica; la Regola è sovrana e anche all’abate non è concessa nessuna facoltà di allontanarsene. La Regola organizza la giornata dei monaci in momenti di preghiera, lavoro e studio e non da nessuna indicazione per il tempo libero. “L’ozio – osserva severamente Benedetto – è nemico dell’anima”.

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