Un altro racconto breve di Nicolò Gueci…

 

A nostra immagine

“A tua immagine e somiglianza, Signore? E se poi se ne va di testa?”
“Perché, noi non ti somigliamo?”
Le proteste degli animali crescevano come il brontolio del mare in burrasca.
“Non preoccupatevi: gli darò l’intelligenza perché sappia discernere e guidarvi per il vostro bene”.
Cosi gli animali si trovavano addosso un dittatore,un po’ ridicolo e piagnucoloso all’inizio, nudo come un verme, che sapeva frignare e battere i piedi, ma lentamente imparava a schioccare le dita o la frusta se voleva qualcosa. Gli animali cercavano di accontentarlo ,ma vedevano la malaparata.
“Che sarà di questo vermiciattolo comincerà a riprodursi e a dominare la terra?”
   “Qualcuno potrei mangiarmelo io”- suggeriva la tigre.
“E io qualche altro”- aggiungeva il leone.
“Gli insegnerò la mitezza”- prometteva la pecora.
“Se sbaglia,lo morderò al tallone”- concludeva la vipera.
Il lupo pensava che tra un branco d’uomini e uno di pecore non c’è differenza. Poi una lupa fu sorpresa ad allattare un cucciolo di uomo. Per quanto facessero i gradassi, agli animali mancava  quello che l’uomo già aveva in abbondanza: la cattiveria.
“Io mi premunisco”- disse il riccio.”Mi faccio un completo di aculei e mi gonfio come un ficodindia. Voglio vederlo l’uomo che vorrà afferrarmi”
Rimase piatto sotto le ruote di un’automobile. Una bella ragazza voleva salvarne un altro e ci rimase lei.
È forse per poche eccezioni come questa che gli animali non si pentono di non averci fatto fuori quando eravamo ancora deboli e nudi.

                                           In memoria di Julia Palmer-Stoll uccisa mentre cercava di
                                                         salvare un riccio. (1)

 

*Tratto da La rivolta degli orsetti di pelouce, Gueci, 2010 (per gentile concessione dell’autore).

(1) In memoria anche dei tanti ricci (e non solo loro) che muoino schiacciati dalla auto lungo le strade che percorrono il territorio del parco dei Monti Lucretili…