Roberto Pietrosanti

 



Celestina era impegnata a guardarsi intorno nel bosco, ad annusare gli odori, a guardare i colori ed ascoltare i suoni con grande curiosità.

E tutti la guardavano con curiosità!

Era Celestina una piantina esile, delicata, dotata di una grande intelligenza e poi curiosissima tanto che qualcuno diceva quasi impicciona.

Chi diceva questo era una pianta un po’ pelosa fatta non di semplici peli. Ma peli che se ti sbagliavi a toccarli ahi!,  ahi!, lo dicevi per un giorno intero, si era proprio l’ortica.

Ebbene proprio l’ortica Rosina quasi si offendeva se Celestina solo osava volgerle lo sguardo.

E si lei, non faceva che incutere timore a Celestina,  quasi i suoi peli urticanti minacciosi volessero per qualsivoglia sguardo minacciarla: Rosina si che sapeva difendersi!

E Celestina senza malizia la guardava, un po’ timorosa ma poi gli passava e con la sua ingenuità chiedeva anche all’ortica come stava, che tempo avrebbe fatto l’indomani, addirittura chiedeva informazioni sul numero di peli giornalieri!
Rosina rispondeva pazientemente a tutto, anzi, ci provava, perché alla domanda sui peli giornalieri e si su quella proprio non aveva… peli sulla lingua e rispondeva a tono a Celestina che, mortificata un po’, volgeva lo sguardo altrove.

Proprio diametralmente all’opposto della Rosina c’era la ginestra, la Gina per gli amici che apprezzava sempre gli sguardi angelici di Celestina. Gina, dal profumo intenso quei profumi che fanno l’estate e se non li senti non è estate, amava lo sguardo tenero di Celestina e dei suoi fiori di un azzurro stupendo era sufficiente lo sguardo rassicurante di Gina perché Celestina tornasse serena e curiosa come sempre. Fatte le dovute considerazioni sul tempo e sui soavi profumi estivi ecco che Celestina volgeva lo sguardo su Rosa la Rosa, il fiore dei fiori. La rosa canina dai petali semplici e perfetti. Seppure Rosa portasse degli aculei più o meno uncinati questi non facevano paura a Celestina. Rosa era o no la signora dei fiori? Lo era proprio. Rosa cespugliosa e regale, sapeva divertirsi con gli sguardi curiosi di Celestina, sapeva di essere guardata con ammirazione e proprio per questo rispondeva sempre a tutte le curiosità di Celestina: <<quanti petali hai ?>> e  Rosa <<cinque>>
e quanti stami? <<indefiniti, quanti me ne manda la primavera>> ecc. ecc.
Rispondeva con dovizia di particolari perché sapeva che così sfamava il bisogno di conoscenza di Celestina e poi anche per Rosa risponderle con garbo era anche guardare i bellissimi fiori celestini, si anche per lei “la Rosa “ era un vero piacere, una vera soddisfazione ammirare il candore di Celestina.

Intorno a loro c’era Manlio il Gallio un tipo che a Celestina faceva venire da ridere si perchè Manlio, ecco proprio con tutte quelle foglioline ad ogni alito di vento o al passaggio di un  animale gli faceva il solletico e si Manlio sapeva essere divertente e poi aveva dei bellissimi fiori gialli  o bianchi
Si divertivano  Manlio e Celestina, Rosa li guardava divertita e anche Rosina, ogni tanto, si lascia trascinare anche lei in una bella risata schietta e pulita ma  non di più.

Chi invece proprio non sapeva trattenersi era Ugo il sambuco lui si che sapeva ridere di gusto. Tutto era motivo di una bella risata in particolare quando qualche insetto gli faceva il solletico sui fiori oppure quando il vento dolce dell’estate gli faceva muovere le foglie,  per questi motivi e tanti altri ancora  scoppiava dalle risa e  Celestina dietro di lui ed insieme a Manlio bel trio anzi… bel triplo di risate.         

Marcello l’orniello era invece il più serio, tipo molto ostinato forse perché non era mai fidato ma non perché falso ma solo un po’ birbante.

Gaetano, il geranio, era invece il più savio. Nel suo piccolo aveva saggezza da vendere anche se un po’ di puzza sotto al naso.

Dubitava un po’ di Manlio  perché un po’ appiccicoso ma sempre molto uniti nel difendersi anche da
Anacleto, l’aneto,a parte il suo aspetto un po’ stortignaccolo Anacleto era davvero un piccolo saggio diceva sempre cose giuste come per esempio “ ricordatevi la regola delle cinque P: Parole Poco Pensate Portano Pena” … era testardo tanto quanto la sua saggezza.

Rosalba, la vitalba, taceva all’alba ma poi…., non terminava mai di parlare era la parola in persona. Parlava di tutto di ciò che sapeva e di quello che non sapeva … e quando non sapeva non smetteva di chiedere: lei doveva parlare e per parlare così tanto doveva pensare sempre, giorno e  notte, con il sole e con la luna,
con la neve e con la pioggia e senza neve, sempre, anzi quasi sempre perché per nessun motivo lei si sarebbe azzittita se non per sua maesta il sole.
Quando il sole faceva capolino dietro il monte in quel preciso istante Rosalba in un silenzio unico si azzittiva e in modo ossequioso fissava lo sguardo verso il sole e aspettava fino a che il primo, il secondo, il terzo e così via raggi non formavano la bella facciona del sole. Lei riveriva con un inchino, un timido rossore in volto, una lacrimuccia scorreva veloce, un pavido tremore la scuoteva tutta e da muta che era (con la quasi felicità di tutti lì intorno !!!) ricominciava e la prima parola era proprio per re sole e così diceva: dove sei stato tutto questo tempo? Che cosa hai visto dall’altra parte? Eccetera eccetera…..
Flora, la mora era solita essere molto attenta a non colpire Celestina con i suoi flessuosi rami pieni di spine e si divertiva molto con Rosa e vederle spadacciare con gli aculei zac e zac e zic e zac tutti si divertivano a non finire e, i colpi inferti erano subito parati e via, via il tempo, scandito dai loro benevoli colpi passava. Si formavano sostenitori di Rosa e sostenitori di Flora  che ammiravano gli stili di combattimento ma tutto era un gioco, in realtà era il loro modo di accarezzarsi  e far divertire gli amici intorno.

Ma un bel giorno….. ecco che arrivò l’Orcocotto Fragolino, detto fragolino perché aveva un naso sempre rosso come una fragola e non perché dolce come una fragola ma perché beveva solo vino…fragolino! Lui era solito andare per erbe mangerecce e aromatiche non per sfamarsi ma per il semplice gusto di tagliare tutto quello che gli capitava a tiro e per aromatizzare i suoi pasti a base di sola carne; e via un taglio alla  Rosina, e via nel sacco un fiore di Ugo, e un po’ di frutti della Flora, dove passava si vedeva eccome, era tutto sottosopra.

Cominciava a scrutare il bosco, le piante in alto, le piante in basso, il sottobosco e perfino il sotto del sottobosco e con una voce stonata e stridente cantava sempre lo stesso lamento con voce mordente.
Nel mio sacco metterò tutto quello che oggi mi va un po’
Oggi non trovo più quello di ieri forse perché ho troppi pensieri
Il tempo brutto il tempo bello nel mio sacco metto anche l’ombrello
Di tutto il bosco faccio fagotto io l’Orcocotto il terrore del bosco
Sono il terrore del bosco intero nessuna pianta per me è un mistero
Sono l’Orcocotto il terrore del bosco di tutte le piante ci condisco l’arrosto
O belle piantine venite a me io adesso, adesso prendo proprio …te!

E quando arrivava a questo verso ogni pianta tremava perché a caso l’Orcocotto strappava, spezzava, azzannava, senza nessuna riverenza. Senza nessuna pazienza per quel fiore appena sbocciato, o quella piantina appena uscita dal seme o quel frutto appena formato. Senza nessun rispetto per la natura intorno.

Tutte cominciarono a tremare a manifestare la propria paura ……. Perfino Rosina cominciò a balbettare quando l’Orcocotto Fragolino aveva l’acquolina in bocca pensando al suo arrosto da condire e aromatizzare e con lei Rosa, Ugo, Manlio e Anacleto e via tutti sentirono che per loro era proprio forse l’ultimo giorno e anche Celestina…

Si incontrò a passare di la’ la strega Gaia “occhi di perla” perché i suoi occhi erano ancora tristi per la morte del suo amore. Nulla valse la sua perfetta conoscenza delle erbe per salvarlo da un triste e vile attentato, colpito alle spalle di notte con un infernale fuoco.
Nulla valse il manto protettore dell’amore puro e solare. Nulla valsero le tenere attenzioni di giorni e notti passati al suo capezzale a pregare! Il suo amore morì…

Da allora le sue lacrime divennero perle immobili nei suoi occhi non riusciva a far sgorgare il vero pianto e ogni volta che una goccia di lacrima veniva fuori ecco che non poteva oltrepassare la soglia dell’occhio e diventava perla e il suo cuore da allora non visse più, batteva ma non viveva la Vita.
Gaia dal viso dolce e affascinante capelli biondi come il sole e gli occhi verdi come il mare che fino in fondo ci si può specchiare.
Dall’animo buono e infinitamente ricco di pace, dalla forza travolgente sentì il grido del bosco ma più di tutti la voce curiosa e soave di Celestina si avvicinò, lei strega buona sapeva esattamente cosa le piante provassero il suo cuore non viveva la Vita degli uomini ma era capace di percepire la Vita di ogni essere vivente anche un sibilo per lei era una voce comprensibile, si avvicinò a Celestina e gli chiese cosa faceva tremare tutto il bosco. Celestina percependo la bellezza di Gaia gli disse << o mia cara dolcezza, o mia dolce streghetta, la nostra vita è in pericolo l’Orcocotto Fragolino sta per prendere una di noi per condire i suoi arrosti, quando arriva fa razzia di piante e arbusti e per soddisfare solo i suoi gusti, non teme spine peli urticanti e aculei, per riempire  la sua pancia strappa, scava, rompe, sfrangia. Mia cara Gaia noi per te non temiamo sacrifici ci doniamo a te che ci usi per nutrirti, non sentiamo il dolore perché sappiamo della morte del tuo amore, tu ci usi e ci nobiliti e a te offriamo senza pentirci. Tua ora gaia ci devi aiutare perché l’Ococotto ci vuol razziare…>>
 Celestina chiuse gli occhi perché aveva visto vicinissimo l’arpione dell’Orcocotto ma quando li riaprì vide che l’Orcocotto era pietrificato nel suo gesto. Celestina allora chiese spiegazioni a Gaia,  solo lei aveva potuto compiere quel gesto e la strega Gaia gli rispose << Ho capito subito il tuo buon cuore e il tuo coraggio e adesso ti voglio aiutare>> mentre diceva questo i suoi occhi cambiarono aspetto dal colore bianco di perla si colorarono di rosa e di un leggero rosso, il suo viso assunse un aspetto…VIVO e le sue perle giù via per sempre addosso a Celestina che si vide ricoprire in un secondo di quelle preziosità, e dal suo viso una due mille lacrime scivolarono veloci salate come il mare splendenti e  soavi  come la rugiada, scesero di corsa e svegliarono, spingendosi fino in fondo, il cuore che tornò a VIVERE.
Gaia disse << grazie Celestina mia cara piantina il tuo dolore e la tua paura ha sciolto il mio dolore la mia paura, ecco i mie doni frutto della sofferenza d’Amore, prendili e donali all’Orcocotto e vedrai lui cambierà…>>  
Celestina si animò di coraggio non pensando al perché la strega Gaia avesse pianto…perché  nessuno poteva immaginare che una strega può soffrire, amare! L’erba Perla  si affrettò ad affrontare l’Orcocotto, ritornato in sé, con voce ferma proprio quando stava strappando i fiori di Ugo:
 <<Ehi Orcocotto fermati>> disse con tutte le sue forze;
<<Chi mi chiama, chi ha parlato, chi ha il coraggio di interrompere la mia razzia>> disse l’Orcocotto infastidito e meravigliato;
<<Sono io Celestina >> disse Celestina con voce decisa;
<<Quando mai un’erba parla, e in mia presenza?>> disse l’Orcocotto ancora più indispettito;
<<Se guardi vicino al Gallio ci sono io>> rispose Celestina con grande sicurezza. L’Orcocotto fissò lo sguardo su Manlio che sbiancò e poi:
<<Ah! Ah! Ah! Ah!>> l’Orcocotto si fece una gran risata e più guardava Celestina e più rideva, si sfregava gli occhi e rideva. Gli uscirono anche due lacrimoni … per il ridere.
<<E tu chi sei non ti ho mai visto da queste parti, da dove vieni?>> disse l’Orcocotto dopo essersi asciugato i lacrimoni per le risa;
<<Sono Celestina, e vengo da lontano, ma qui mi trovo bene e ho tanti amici, Manlio, Ugo, Rosina, Flora…>> stava per presentare tutto il bosco quando:
<<Fermati, fermati, alt, stop, frena>> disse l’Orcocotto  infastidito più che mai;
<<ho chiesto tu chi sei e che cosa fai nel mio bosco>> disse non tenendosi nei vestiti;
<<sono Celestina e sono una pianta semplice e anche un po’ magica>> rispose Celestina sicura di sé e tenendo testa all’Orcocotto;
<<Ah! Ah! Ah! Ah!>> di nuovo l’Orcocotto sbotto in una risata irrefrenabile.
Tutte le altre piante non ridevano per niente e guardavano con stupore l’atteggiamento dell’Orcocotto che un giorno, solo perché Manlio gli si era strofinato un po’ gli aveva dato una manata da farlo arrotolare, girando, girando,girando, su se stesso che quasi sembrava una vite avvitata sul legno. Ci vollero due giorni e due notti per riprendere la posizione normale. E per una spina di Flora? Aveva spiluccato tutta la pianta prendendo anche i frutti rossi e verdi. Tutte temevano il peggio per l’affronto fatto da Celestina.
<<Tu saresti allo stesso tempo semplice e magica?!>> disse l’Orcocotto a Celestina, guardandola con un ghigno da mettere proprio paura e con voce stridente:
<<Non ho mai visto nulla del genere e tu sei una pianta nuova che presto assaggerò perché nel mio sacco ti metterò e poi vedremo se c’è magia che salvarti può>> riprese l’Orcocotto, fissando Celestina e asciugandosi la bocca per l’acquolina che inondava  le sue fauci al sol pensiero di papparsi quella nuova piantina. Tutte le piante intorno ormai si aspettavano un gesto deciso, ultimo, una manata e via per Celestina non c’era che finire nel sacco. Chi si tappava gli occhi, chi le orecchie, chi si girava dall’altra parte lasciandosi spostare dal vento più che mai, chi si nascondeva dietro il compagno o la compagna più vicino.
<<L’Orcocotto Fragolino oggi  fa un casino l’Orcocotto frugoletto è nel bosco per dispetto e di noi che ne sarà chi mai più ci salverà?>> tutte le piante cominciavano a lamentarsi a prevedere una brutta fine.

Ma Celestina erba docile e carina promise: <<non c’è oro nel bosco ma un prezioso che io conosco se tempo aspetterai sui miei rami maturare vedrai un frutto che più dell’oro si guardò e che a te donerò e allora  più di un’arrosto io varrò>> recitava e pregava con tutta la delicatezza che poteva, nella speranza di salvare la dolcezza dei profumati fiori di Gina, ai petali di Rosa, e di tutti gli altri amici.
Con grande sicurezza fece un patto con l’Orcocotto <<se tu ci rispetterai un regalo prezioso in me vedrai una PERLA  a te darò e ricco ricco ti farò>> L’Orcocotto Fragolino attese con ansia che Celestina finisse di parlare e quasi quasi voleva scattare come suo solito con tutta la rabbia che aveva ma … ma … ecco che forse per la prima volta l’Orcocotto vide il bosco in una visione diversa. Celestina aveva mandato un messaggio di ricchezza con la sua pazienza e profondità con la sua saggezza e consapevolezza che gli alberi nelle antiche religioni femminili erano oggetto di profonda devozione per la loro capacità di morire e tornare in vita, e per quanto di vitale sapevano dare: legna da ardere e per cucinare, rami per le culle, bastoni per camminare, capanne per ripararsi, medicine per la febbre, la possibilità di arrampicarsi per guardare lontano e se necessario, nascondersi al nemico. L’albero e le piante del bosco i suoi amici erano davvero una grande madre selvaggia. Una madre che sa dare messaggi positivi, sa fermarsi anche nella paura e comunicare la propria ragione di vita. Forse proprio per questo che l’Orcocotto si fermò a pensare un secondo. Seppure non credesse che Celestina poteva mantenere quanto stava promettendo non riuscì ad essere violento. Riflettè un po’ davanti a quella piantina quasi insignificante e poi si scrollò di dosso il pensiero che lo avrebbe forse portato ad avere rispetto, almeno, per quella piantina e… si quietò.
Celestina rimase meravigliata, e soprattutto il bosco tutto. Congelati tutti! Nessuno osava muovere neanche un pelo, una foglia, un petalo, tutti ammutoliti e con il fiato sospeso. Tutti a chiedersi che sarebbe successo da lì a qualche istante. Celestina non perse l’occasione e sentito il vento favorevole, sicura di sé e della promessa che aveva fatto (chi meglio di lei si conosceva così bene? Chi se non lei sapeva che di li a poco sarebbe successo quanto stava per promettere?) ripetè la sua canzone: <<non c’è oro qui nel bosco ma un prezioso che io conosco, se tempo aspetterai sui miei rami maturare vedrai, un frutto che più dell’oro si guardò e che a te donerò e allora  più di una minestra io varrò se tu ci rispetterai un regalo prezioso in me vedrai una PERLA  a te darò e ricco ricco ti farò >>.
L’Orcocotto forse si concentrò su un’enorme arrosto. Forse proprio l’dea di un succulento involtino a base di Celestina ma riprese anche lui le sue funzioni e guardando fisso quell’esile piantina la riguardo di nuovo. La guardò e riguardò  e poi guardandosi bene intorno, al fine di essere sicuro di essere da solo o meglio scrutando bene che intorno non ci fossero umani per la paura di essere preso per matto per quanto stava per dire disse a Celestina:<< Tu quindi dici che io posso diventare ricco? Che dai tuoi rametti usciranno addirittura delle perle?>> Detto questo si riguardò intorno, scrutò e riscrutò in lungo e in largo il bosco e quasi non ci credeva, si forse non credeva che proprio lui avrebbe parlato ad una pianta. Non credeva, e questo lo preoccupava, perché se qualcuno lo avesse visto parlare da solo o meglio… con una pianta avrebbe sicuramente pensato che ormai era impazzito. Questo lo terrorizzava ma nonostante tutto accettò la promessa di Celestina si fermò dalla sua razzia e se ne andò. Tutte le piante rimasero senza fiato e solo lo schiocco dello spadacciare di Rosa e Flora svegliò tutti dallo stupore e anche Rosalba riprese il discorso senza farlo cadere << Celestina è la nostra regina evviva Celestina evviva Celestina>>. Celestina pensava alla sua promessa e sapeva che di lì a poco doveva mantenerla per salvare il bosco, vide Gaia volare via che la lasciava con un grande sorriso. Gaia aveva pianto, ma era VIVA sanata dal quel magico incontro con il cuore di Celestina e della sua vitalità, la guardò ancora e poi la saluto con un semplice gesto della mano e uno spendido sorriso.  
Un altro acclamare ancora più fragoroso facevano sentire Celestina grande e contenta felice e soddisfatta e tutti le erano accanto.

Venne il momento della promessa… tutti più o meno avevano lasciare cadere chi le foglie chi i frutti non presi dagli uccelli. Un tappeto di foglie variegate di mille colori sfioravano celestina in una tenera e ultima carezza: <<grazie Celestina, ciao nostra regina>> un sussurare di voci giorno dopo giorno rincuorava Celestina e la sosteneva.
Anche Celestina lascio cadere la sua ultima foglia e subito apparvero smaglianti le perle promesse all’Orcocotto che non si fece attendere. All’ultima foglia caduta sarebbe arrivato e… arrivò. Non c’era bisogno di essere maghi quando nel bosco si alzava un po’ più di vento e la terra tremava era lui l’Orcocotto! Subito si recò da Celestina e rimase incantato, senza fiato. Non potè che chinarsi, non potè che stropicciarsi gli occhi. L’ultima fogliolina di Celestina era caduta e il tesoro era li davanti ai suoi occhi come promesso. Celestina ebbe la forza di dire all’Orcocotto << questa è la mia promessa e la mia ricchezza per te che dovrai usare da oggi in poi la tua forza e la tua conoscenza per difenderci per sostenerci per valorizzarci siamo tutti la tua vita e la vita degli esseri viventi, rispettaci e avrai una vita colorata e profumata. Vedrai ogni giorno un volto diverso, un volto nuovo che è il segno della natura che cresce che muore che risorge ogni volta più affascinante che mai>>. L’Orcocotto raccolse con delicatezza, insolita per lui, quelle perle ne fece il suo tesoro e da quel giorno le sue piante il suo bosco è un magnifico sentiero, di natura, di Vita.