I partecipanti al workshop di studi sull’aquila reale (Aquila chrysaëtos) nell’Appennino centrale, tenutosi a Percile (RM) nel Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili il 16/03/2013, ornitologi e operatori di aree protette, al termine dei lavori facendo propri i risultati della giornata,

considerano
inderogabile, sulla base delle evidenze scientifiche a disposizione, lo svolgimento di alcune attività di studio e conservazione a favore dell’aquila reale (Aquila chrysaëtos).

Premesso
che l’aquila reale è da considerare rara negli ambienti naturali, con una distribuzione essenzialmente montana nell’Appennino centrale, che nonostante le popolazioni siano in  incremento in tutta la sua area di distribuzione nazionale, con eccezione della Sicilia, ed in particolar modo nel territorio appenninico, che questo taxon rientra tra quelli da considerare sensibili ai cambiamenti ambientali in quanto al vertice delle catene alimentari,

ritengono
che l’attuale fase demografica dell’aquila reale sia particolarmente sensibile alle pressioni antropiche e ambientali per la mancata stabilizzazione della popolazione appenninica, al contrario di quella alpina. In questo quadro i nuclei appenninici sono maggiormente soggetti ai cambiamenti ambientali di scala vasta che vanno dalla riduzione degli spazi aperti utilizzati dalla specie come aree di alimentazione, a seguito del crescente abbandono delle attività agro-silvo-pastorali, alle variazioni climatiche su scala regionale dovute ai  cambiamenti su scala globale. Questi fattori di incertezza sono però bilanciati da altrettanti fattori positivi: l’esteso sistema di aree protette, che permette la disponibilità di ungulati, lagomorfi e altri mammiferi di piccole e medie dimensioni, potenziali prede dell’aquila; il nuovo approccio dei cittadini ai valori della biodiversità, che ha permesso negli ultimi anni la nascita di una consistente normativa specifica, non ultima quella istitutiva delle aree protette e quella di livello europeo come la Direttiva Uccelli 2009/147/CE.

Per tali motivi i partecipanti al workshop ritengono
che le attività di studio dell’aquila reale nella attuale fase debbano privilegiare il monitoraggio della specie con attenzione anche alle modifiche e agli impatti ambientali che possono incidere indirettamente e direttamente sulla sua conservazione;  

ritengono
che l’attuale tendenza positiva delle popolazioni debba essere sostenuta da una serie di misure di conservazione, riconducili essenzialmente e prioritariamente a:
1.    un’attenta sorveglianza dei siti riproduttivi e di alimentazione, per evitare possibili incidenti riconducibili ad atti di bracconaggio, disturbo antropico (ad es. arrampicata sportiva,   circolazione autoveicoli nei pressi dei siti di nidificazione)   o alla realizzazione di qualsiasi tipo di intervento che possa alterarne l’habitat;
2.    una sistematica attività di studio e di monitoraggio, possibilmente su aspetti significativi di comune interesse e con metodologie condivise (ad es.: analisi della dieta e della biologia riproduttiva, valutazione aree vitali);
3.    interventi attivi dedicati al mantenimento di idonee aree di alimentazione;
4.    azioni per la tutela delle aree e dei corridoi vitali della specie. 

Auspicano
per il raggiungimento di questi obiettivi:
   

  • la costituzione di un coordinamento del sistema delle aree protette (attraverso personale guardiaparco e tecnico) e di ornitologi con competenze specialistiche, per la predisposizione di una rete stabile di rilevamento e monitoraggio dell’aquila reale (per il Lazio anche in riferimento alla DGR 497/2007), formalizzato anche mediante convenzioni e protocolli attuativi;
  • l’organizzazione di incontri annuali per il confronto, le elaborazioni e lo scambio di informazioni e dati sulla specie;
  • la  pubblicazione dei risultati a cadenza periodica, anche sui siti web istituzionali;
  • la realizzazione di azioni coordinate per la conservazione e il miglioramento delle aree vitali della specie.