Il paesaggio agricolo lucretile

Dal primo dopoguerra la popolazione dell’area lucretile, attratta dalle opportunità di lavoro salariato che si creavano nella capitale, ha abbandonato molti dei terreni un tempo coltivati. Oggi in alcune zone, come la fascia pedemontana che si affaccia sull’area collinare sabina, si è conservato il paesaggio agrario, caratterizzato dalla presenza degli oliveti, mentre in alcune aree montane interne l’agricoltura è praticamente scomparsa o si è significativamente ridimensionata. La scarsa disponibilità di terreni fertili e il problema dell’approvigionamento idrico, in un territorio montano caratterizzato da una rete idrica superficiale poco sviluppata con rara presenza di sorgenti perenni, hanno fortemente condizionato sin dai tempi antichi lo sviluppo dell’agricoltura. Se il versante meridionale del massiccio montuoso è stato interessato dal disboscamento e dal dissodamento di vaste aree per la creazione di un sistema di aree agricole terrazzate (terrazzamenti), nelle aree interne la difficoltà di reperire terreni idonei all’attività agricola ha portato ad un ipersfruttamento delle vallecole e dei lembi di territorio tipici del territorio carsico. In tali aree, per far fronte alla scarsa fertilità dei terreni, la semina avveniva su una stessa zona “un anno si e uno no”, al fine di lasciare a riposo il terreno (XVIII sec.). Nella Valle del Licenza è ancora ben riconoscibile un sistema agrario fondato sullo sfruttamento dei fondovalle anche con interventi di modifiche dell’assetto morfologico originario. La scarsa disponibilità di acqua, che aveva spinto i romani a realizzare un capillare sistema di opere idrauliche (dighe, cisterne), è una delle ragioni per cui oggi l’area lucretile è caratterizzata prevalentemente da colture arboree, oliveti nell’area meridionale e sabina e alberi da frutta (soprattutto ciliegi) nella Valle del Licenza, colture che necessitano di un minor apporto idrico.

Since post-world war I, the population of the Lucretili area, attracted by the prospects of getting a job in the capital city, have abandoned much of the cultivations in the region. Today some areas have maintained the traditional agricultural landscape, characterized by Olive groves. An example of this are the foothills of the Lucretili mountains facing the Sabina region. In the more impervious regions instead, farming has either disappeared or significantly contracted. The scarcity of fertile land and reliable irrigation in the steep, mountainous area lacking permanent springs, have constrained agricultural development since the antiquity. Water scarcity is one of the reasons why the Lucretili area is primarily cultivated with arboreal species, Olives in the Sabina and Orchards, (especially cherries) in the Licenza valley; these require less water than herbaceous crops.

La vite maritata

In un documento del XVIII sec., con riferimento al territorio di Licenza, si leggeva “L’uso antico di maritare le viti si è qui conservato, come nè piani di Lombardia. I vigneti sono piantumati di diverse specie di alberi, ma soprattutto di olmi, di ornielli e di pioppi…”. Un tempo nello stesso terreno si coltivavano diverse colture, un’agricoltura promiscua di sussistenza che rispondeva all’esigenza di ottenere prodotti diversi da aree coltivabili di modeste dimensioni. Così la vite era “maritata” ad alberi, pratica che permetteva alla vite di “appoggiarsi” permanentemente a tutori viventi. Le specie arboree che meglio si prestavano a far da “mariti” alla vite erano quelle con apparato radicale profondo, con chiome non troppo folte e capaci di sopportare potature severe. Per questo motivi, le specie più usate erano l’acero   (Acer campestris) e l’olmo (Ulmus campestris). Oggi può ancora capitare di intravedere alcuni terreni con la presenza della vite maritata, una testimonianza delle antiche tradizioni rurali.