La Villa di Orazio e le vedute di Jacob Philipp Hackert

 

Nel territorio del Comune di Licenza, in località Vigne di S. Pietro, si estende una villa romana, attribuibile, secondo il noto archeologo Giuseppe Lugli (1890-1967), a Quinto Orazio Flacco. L’attribuzione della villa al poeta è tuttavia messa in discussione dalla recente pubblicazione dei dati emersi dagli scavi archeologici condotti tra il 1997 e il 2003; le iscrizioni ritrovate in situ sono una testimonianza di diversi proprietari dellavilla tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C., ma nulla è stato rinvenuto che possa riportare alla figura di Orazio. L’ipotesi che questo complesso fosse di proprietà del poeta si fonda su un’analisi dei contenuti delle sue opere; la descrizione del paesaggio in cui è inserita la villa lascia intendere che sia stata proprio questa la sua dimora. Il torrente Digentia (Licenza), la valle Ustica e la Fons Bandusiae (Ninfeo degli Orsini – Fonte Oratina), il ritrovamento dell’iscrizione sulla pietra del tempio “mal ridotto” (putre) della dea Vacuna fatta restaurare da T. Flavio Vespasiano, la donazione alla basilica dei SS. Pietro e Marcellino del fondo Duas Casas (S.M. delle Case), la citazione Mons Lucreti, l’ameno Lucretile sopra la villa coincidente con l’attuale Colle Rotondo, e il ritrovamento di una lapide a Massa Mandelana costituiscono indizi che avvalorano l’ipotesi che questa sia effettivamente la Villa d’Orazio. Il complesso archeologico è costituito da più fasi edilizie: a) le stanze abitative (cubicola) e il portico, elementi della villa che sarebbe stata donata da Mecenate al poeta latino nel 32 a.C., il quale avrebbe inserito l’ambiente termale in opus reticolatum con esempi di bicromia (calcare e tufo); b) le nuove terme e le fontane dei due cortili di età flavio-adrianea; c) i rifacimenti nelle terme in opus vittatum in epoca tarda; d) una chiesa con convento costruita vicino le terme nell’altomedioevo.

In Vigne di S. Pietro there is a Roman villa, attributable, according to the wellknown archaeologist Giuseppe Lugli (1890-1967), to Horace. The attribution of the villa to the poet is, however, challenged by the recent publication of the findings from the archaeological excavations conducted between 1997 and 2003; the inscriptions found in situ put in evidence the several owners of the villa from the first century BC and the second century AD, but nothing has been found related to the figure of Horace. The hypothesis that this complex was owned by the poet is based on a content analysis of his works; the description of the elements of the villa landscape suggests that this was actually his home. The archaeological complex consists of several building phases: a) the rooms housing (cubicola) and the porch, elements of the villa probably donated in 32 BC by Mecenate to the latin poet, who would incorporate the thermal en

vironment in opus reticulatum with two-color elements (limestone and tuff); b) a new spa and fountains of the two Flavio-Adriano age courtyards; c) the rebuilding in the spa in opus vittatum in the late period; d) a church with a monastery built near the spa in the Middle Ages.

Attraverso la casa di campagna di Orazio

La metà del 700 vide l’arrivo di numerosi studiosi di antichità, naturalisti e artisti-viaggiatori italiani e stranieri (Hackert, Pronti, Gothe, Harding), che nei loro disegni ritraevano monumenti, paesaggi, chiese. Le loro opere rappresentano oggi una documentazione preziosa. In particolare, Jacob Philipp Hackert, uno dei più importanti paesaggisti europei della seconda metà del ‘700, maestro di disegno e amico di Goethe, dipinse le famose dieci vedute della casa di campagna d’Orazio, illustrazioni che, con minuziosità illuminista, raffigurano i vari siti da San Cosimato alla Fonte Bandusia.
Per Hackert fu un viaggio erudito in una dimensione spirituale dove natura e storia si fondono, una ricerca di fonti storiche che era allo stesso tempo ricerca dei luoghi “ameni” decantati da Orazio.