Il paesaggio dei Monti Lucretili

Il paesaggio che qui ci circonda, caratterizzato da cime boscose, vasti pratoni e valli strette e incassate, è la sintesi di millenni di stretto rapporto tra la natura e l’uomo, il cui effetto è ad oggi ben visibile. E se il paesaggio è, come sancito dalla Convenzione Europea del Paesaggio, “un territorio così come è percepito dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”, questo Parco ha tanto da raccontare!
I Lucretili, frequentati già nel paleolitico, sono stati infatti meta di villeggiatura dei romani, luogo di studio per geologi e botanici del Seicento (i Lincei di Federico Cesi), fonte di approvvigionamento di materie prime di Roma, per ritornare ad un uso prevalentemente turistico ed agroforestale con l’istituzione del Parco nel 1989.
I risultati li vediamo ancora oggi: presenza di numerosi oliveti e frutteti, terrazzamenti, prevalenza di boschi con alberi piccoli (cedui), radure e pratoni di origine secondaria, legati al pascolo.

If the landscape is, as pointed out by the European Landscape Convention, “an area, as perceived by people whose character is a result of the action of natural and/or humans drivers and their interrelationships”, this park has much to tell!
Since the Palaeolithic, humans have frequented the Lucretili Mountains and the traces of this millennial relationship are still clearly visible today: the presence of numerous olive groves and orchards, terracing, and forests mostly of small coppiced trees, openings and secondary meadows (former forests turned into meadows by grazing activities).
For centuries, these mountains have been the main source of income for local people, who were using the land for grazing, and above all for the exploitation and trading of mountain resources: snow in summer, timber and coal in winter. The proximity to Rome has made the Lucretili Mountains the largest source of supply of these commodities.
With the advent of the refrigerator by the middle of the 19th century, the snow trade collapsed and the local economy shifted to coal production, an activity which has left its mark on the Lucretili landscape, because it led to an intense deforestation.

Le carbonaie

I Monti Lucretili hanno costituito per secoli la principale fonte di reddito delle popolazioni locali, attraverso l’utilizzo dei pascoli, ma soprattutto per il commercio dei prodotti della montagna: neve in estate, legno e carbone in inverno. La vicinanza a Roma ha reso il comprensorio dei Lucretili il principale bacino di approvvigionamento della città, che qui si riforniva in grandi quantità.
Con l’avvento a metà dell’Ottocento del frigorifero è crollato il commercio della neve e tutta l’economia locale si è spostata sulla produzione di carbone.
Il legno, prevalentemente di faggio, veniva accatastato in cerchio, in piazzole adeguatamente ripulite e lontane dalle correnti d’aria. La legna doveva essere compressa sino a formare la “carbonaia”, una montagnola conica con al centro un foro per la brace, coperta con strati di rami, foglie secche e terriccio. La lenta cottura dall’interno, continuamente curata dai carbonai, trasformava il legno in carbone in circa 2 settimane. Con gli usi, cambiarono anche i toponimi e le abitudini: non a caso si affermò il culto della Madonna delle Carbonere, a discapito della Madonna della Neve, altra “vittima” del frigorifero.
Il commercio del carbone ha segnato profondamente il paesaggio dei Lucretili, non tanto per le carbonaie, quanto per l’intensa attività di disboscamento che ha comportato, protratta per lungo tempo. Le faggete risultano infatti intensamente degradate, con presenza di cedui molto densi, con prevalenza quindi di alberi piccoli, a discapito di alberi ad ampia chioma e sottobosco, non necessari per la produzione del carbone. Camminando lungo i sentieri ci si imbatte spesso in faggi con una tipica forma a candelabro, memoria della capitozzatura che veniva praticata per far crescere nuovi rami da tagliare a fini produttivi.