L’apicoltura nella storia. L’opera di Federico Cesi

Il Parco promuove l’apicoltura, l’allevamento delle api finalizzato alla sfruttamento dei prodotti dell’alveare, che comprendono la pappa reale, la propoli, la cera d’api e il veleno d’api (apitossina).
Si tratta di un’attività che l’uomo pratica sin dalla preistoria, come attestato dalla pittura rupestre della “cueva de la Araña” (la grotta del ragno) a Valencia (Spagna), che raffigura un uomo appeso a liane con la mano infilata in un tronco d’albero e un paniere per la raccolta.
L’allevamento delle api era comune a molte colture: da quella egizia, con disegni presenti anche nelle decorazioni tombali, a quella greca e romana, che inseriva con sapienza il miele nella propria alimentazione, codificandone l’uso gastronomico. Una storia millenaria passata attraverso innovazioni quali l’invenzione nel 1851 ad opera di Lorenzo Langstroth del favo mobile, che, soppiantando l’arnia di antica concezione, segnò l’inizio di una rivoluzione e la nascita dell’apicoltura moderna.

The park promotes beekeeping and the production of bee products, an activity here practiced since thousands of years. Federico Cesi (1585-1630) natural scientist and founder of the Accademia (academy) dei Lincei, wrote the book Apiarium in 1626. The book was defined by the expert librarian Giuseppe Gabrieli (1872-1942), the “first enthomological monograph since the invention of the microscopy”. The monograph, printed in a small number of copies, it’s articulated in several chapters, each developing the theme of bees and beekeeping from a different angle.
The Lincei academics donated to Pope Urban VIII also an engraving titled Melissographia, dedicated to the Pope himself and containing text and figures describing a bee in different postures and the insect’s organs observed from a microscope. This is a significant work highlighting how the reproduction of empirical observations in text and figures is functional to the dissemination of scientific knowledge.
L’Apiarium
Alla figura di Federico Cesi (1585-1630), scienziato naturalista fondatore dell’Accademia dei Lincei, è legata la produzione di un’opera, l’Apiarium, definita dallo studioso bibliotecario Giuseppe Gabrieli (1872–1942) “la prima monografia entomologica che sia stata composta dopo l’invenzione o modificazione galileiana del microscopio”. La monografia, stampata in un numero ridotto di copie nel 1626, è articolata in diversi blocchi di testo che sviluppano il tema delle api e dell’apicoltura sotto diversi punti di vista, proponendo una tassonomia che non si ispira ad elementi anatomici, ma a caratteristiche morfologiche esteriori e a valutazioni etologiche. Oltre ad una parte dedicata alle differenze tra le api, si presenta anche una loro storia sacra e profana elaborata dalla tradizione artistica e letteraria occidentale. Una sezione sviluppa il tema delle caratteristiche e degli usi del miele, della cera e della manna, ma è anche fornita una descrizione della costituzione fisica di questi imenotteri, esaminata con il supporto del microscopio.
Cesi prese ispirazione e, in parte, contenuti da diverse opere e, in particolare, dal trattato “De animalibus insectis”, scritto da Ulisse Aldrovandi e stampato nel 1602, composto da sette volumi, il primo dei quali interamente dedicato al mondo delle api. Alcune settimane prima della stampa dell’Apiarium, i Lincei presentarono alla corte papale di Papa Urbano VIII un’incisione dal titolo Melissographia, una tavola dedicata allo stesso pontefice composta da testi e disegni raffiguranti un’ape in diverse posture e gli organi dell’insetto osservati con l’ausilio del microscopio. Si tratta di un’opera significativa che mette in risalto come la composizione di testi e disegni riproducenti la realtà osservata sia funzionale alla trasmissione delle conoscenze scientifiche.