Montefalco

 

  • Punto di partenza : Monteflavio (770 m)
  • Tempo di percorrenza : 2 ore
  • Dislivello : 130 m
  • Segnavia : rosso-bianco-rosso, n. 313
  • Difficoltà : nessuna
  • Massima altitudine : 900 slm

Dove nei Monti Lucretili : settore centro-occidentale, nelle immediate vicinanze del paese di Monteflavio

Come arrivare alla partenza : L’itinerario si sviluppa dalla parte bassa del paese immediatamente all’ingresso del centro con deviazione sulla destra dalla strada che proviene da Moricone.

L’itinerario proposto percorre il cuore del Parco dei Monti Lucretili nelle immediate vicinanze del centro di Monteflavio. Pur essendo di breve lunghezza, il percorso è particolarmente interessante per la comprensione e la lettura di un paesaggio montano nel quale la natura sta faticosamente riappropriandosi di spazi in antico destinati ad attività di sostentamento.

Giunti al centro di Monteflavio si procede in direzione sud-ovest verso le rovine del castello di Montefalco; superata l’interessante “periferia” antica del paese caratterizzata da una curiosa tipologia architettonica con edifici a carattere rurale a corpo allungato posti in parallelo, si procede su una strada bianca attraverso un paesaggio antropizzato dominato dall’impronta delle attività agro-pastorali dove si susseguono recinti-stazzi per il bestiame, covoni e piccoli appezzamenti coltivati. Queste “infrastrutture” interessano le aree in piano dei piccoli fondovalle alluvionali mentre le morfologie accidentate degli affioramenti rilevati dei calcari sono in parte destinate al pascolo brado ed in parte riconquistate dalla vegetazione.Brevemente, dopo circa un chilometro, si raggiunge la base del rilievo su cui si ergono i resti del complesso fortificato di Montefalco. L’altura è posta sulla destra della strada e il percorso di ascesa è immediatamente riconoscibile per la presenza di un sentiero delimitato da muretti a secco che costituisce con tutta probabilità, uno degli accessi antichi al castello. Questa è l’area in cui confinano spazialmente le tracce di due diversi momenti del popolamento umano che hanno condizionato il territorio con modalità simili di utilizzazione del suolo; siamo sul limitare delle attività attuali e subattuali di tipo agricolo dove si riconoscono le tracce di un antico paesaggio rurale che si sviluppava lungo le pendici di Montefalco, un paesaggio aperto che ancora attualmente è legato al pascolo ma che in antico era fortemente connesso al sostentamento del castrum. La salita alla sommità del rilievo avviene lungo un suggestivo percorso costruito con macere a secco su cui si sono impiantate siepi a prugnolo, rovo e rosa canina alternate a esemplari arborei di roverella e cerro. Spesso gli allineamenti sospetti di querce “anomale” per dimensioni che differiscono dal resto degli alberi presenti nei boschi cedui non sono altro che delimitazioni di vecchi confini di pascolo o talvolta segnacoli di limiti di appezzamenti con diversa destinazione d’uso e per questo conservati e non soggetti al taglio. Il paesaggio attraversato è caratteristico dei pascoli cespugliati nei quali prevalgono essenze maggiormente resistenti o non particolarmente appetibili dagli animali, in questo caso equini e bovini. Prugnoli, ginestre, rovi e plantule di roverella e carpino fortemente compromesse dal pascolo stentano nella ricolonizzazione dei versanti. Belle fioriture dell’asfodelo giallo (Asphodeline lutea) che rappresenta una specie pioniera che colonizza i pascoli degradati con un cotica erbosa estremamente rarefatta.

Dopo pochi minuti si giunge alla cima occupata dai resti del castello (894 m) e immediatamente si scorge imponente il tratto di cinta muraria ancora conservato; coevo del Castrum Castillionis, Montefalco viene menzionato in un documento del XIII secolo come tributario della Diocesi Sabina ma già all’inizio del XV secolo il centro fortificato perde d’importanza e viene abbandonato. Del castello rimangono, oltre al già ricordato tratto di cinta muraria, alcuni resti di strutture interpretate come parte della rocca, residenze e una cisterna realizzate con tecnica costruttiva del tutto simile a quella degli altri complessi dell’area, in piccoli conci regolari e tasselli di calcare, sfruttando il litotipo calcareo per le fondazioni. Uno sguardo al paesaggio permette di abbracciare l’intero settore centrale dei Lucretili con la dorsale della maggiore elevazione del Monte Pellecchia (1368 m) verso est, mentre a meridione oltre la profonda vallata di Casoli si staglia il bel profilo del gruppo di Monte Gennaro (1271 m).