Orvinio – Le Pratarelle – Cima Casarene

 

  • Punto di partenza: Orvinio
  • Tempo di percorrenza: 4 ore 30 minuti
  • Dislivello: 300 m
  • Segnavia: rosso-bianco-rosso nn. 308 , 309
  • Difficoltà: media, a causa della fitta vegetazione che invade il percorso
  • Massima altitudine: 1191 m
  • Dove nei Monti Lucretili: porzione settentrionale dell’area protetta
  • Come arrivare alla partenza: si lascia l’automobile all’altezza della chiesa di Vallebuona Nota: + 40 minuti dal paese di Orvinio se non si è con l’auto

Periodo consigliato: tutto l’anno, preferibilmente durante la ripresa vegetativa.

L’itinerario si snoda nel settore sabino del Parco, all’estremità nord sulla dorsale che costituisce lo spartiacque tra i bacini imbriferi del fiume Turano ad oriente e il complesso sistema di fossi tributari del fosso Corese appartenenti al bacino tiberino. Un percorso di notevole bellezza per i paesaggi e per l’interesse della storia dei luoghi, unitamente alla particolare solitudine di un’area non visitata dagli escursionisti.

L’attacco dell’itinerario vero e proprio si raggiunge superando la chiesa seicentesca di Santa Maria e i resti del castello del XII secolo di Vallebuona ubicati su un rilievo posto a nord della strada sterrata che collega Orvinio con Scandriglia. Un chilometro scarso sulla strada permette di accedere ad un sentiero che si diparte sulla destra (in direzione Scandriglia) poco dopo aver superato, sulla sinistra, delle piccole strutture produttive moderne. Il percorso in debole salita inizia da un cancello in egno e si snoda su una carrareccia che permette di giungere in pochi minuti alla sella interposta tra il Monte Castellano a sud-est e Colle Lepre a nord-ovest.

Da qui si può scorgere l’intero paesaggio attraversato dall’itinerario lungo le creste boscose che sottintendono la tormentata morfologia di valli incassate come la valle di Sottacera, segnate dall’erosione di bacini imbriferi chiusi e oltre il vasto piano inclinato del Monte Pendente con Cima Casarene (1191 m, massima elevazione dell’area) mentre a sud si nota la graduale risalita verso Monte Castellano (1084 m), domo calcareo che sovrasta i resti dell’insediamento medievale di Vallebuona. Il primo tratto di percorso è interessato da formazioni boschive di ricostituzione e da pascoli cespugliati dove prevalgono la ginestra, il prugnolo alternati a vasti macchioni di rovo, rosa canina e biancospino mentre a tratti prevale il bosco dell’ordine Quercetalia pubescentis con roverella e carpino nero. Sulla sella l’ambiente si fa più aperto con un pascolo xerico con Bromus erectus, Anthyllis vulneraria sempre comunque rotto da arbusteti caratterizzati dalle sagome a “cuscino” tipiche del pascolo prolungato. Questo è l’ambiente idoneo per ammirare le fioriture tardo primaverili e estive delle orchidee Anacamptis pyramidalis e Orchis morio entrambe tendenti al viola. Il percorso dapprima su carrareccia diviene meno evidente e si sviluppa su un sentiero che procede verso occidente in direzione di Colle Lepre. Dopo il breve tratto di ascesa alla sella inizia il lungo itinerario impostato in quota che segue una morfologia ondulata fino a raggiungere il Colle delle Mura. In quest’area si incontra il recinto che delimita una foresta appartenente al Demanio Regionale, per procedere bisogna oltrepassarlo inoltrandosi nel bosco. La foresta si presenta immediatamente molto fitta con una densità di copertura che si avvicina al 90%, la composizione varia a seconda dei versanti ma è sostanzialmente dominata da roverella, carpino nero e cerro con portamento arboreo-arbustivo che raramente supera i sei-otto metri di altezza, impostata su un substrato calcareo con debole sviluppo pedogenico localmente scoperto nelle aree sommitali.

L’itinerario procede su un sentiero poco evidente sviluppato parallelamente alla valle della Macchia, incisione pertinente alla più vasta valle chiusa di Sottacera, lungo la linea che unisce la quota IGMI 942 m di Colle delle Mura attraverso una morfologia caratterizzata da vallecole e rilievi appena accennati, alla quota intermedia di 862 m. Poco oltre si lambiscono le radure pascolive di Colle Morcante. Questo rilievo costituisce un balcone preferenziale per ammirare il paesaggio rurale della Sabina compresa tra le dorsali parallele dei Lucretili settentrionali, dei Monti Sabini e dei Reatini con il massiccio del Terminillo. Dopo la sosta si procede in direzione nord-est, sempre su un sentiero poco evidente fino alla località Colle Capannola, dove si incontra una piccola struttura in abbandono di servizio all’azienda forestale. Il bosco si fa più rado con un’alternanza di pascoli cespugliati dove si incontrano le bellissime fioriture del biancospino associate alle gialle macchie del maggiociondolo. Con l’aumentare dell’altitudine si incontrano boschi di transizione al faggeto con prevalenza dell’acero d’Ungheria, carpino nero e cerro mentre proprio nella graduale risalita verso la Cima Casarene prevalgono i faggi con rari e sporadici agrifogli. Il paesaggio è dominato dal vasto piano inclinato della dorsale di Monte Pendente-Cima Casarene, da cui il toponimo. Questa graduale risalita si fa marcata negli ultimi centocinquanta metri nella sella compresa tra le testate delle valli di Colle Capannola e di Costa Casciolo dove si attraversano radure aperte e pascoli cespugliati nei quali brucano cavalli allo stato brado. Raggiunta la Cima Casarene in un paesaggio di piccole radure cinte da folti boschi si incontrano sulla sommità i resti difficilmente ndividuabili di uno dei tipici insediamenti d’altura realizzati alla fine del IV secolo a.C dai Romani e dai Tiburtini per controllare la regione montana allo scopo di opporsi alle incursioni degli Equi. La porzione più evidente conserva in alzato una struttura circolare che circoscrive un manufatto troncoconico in opera a secco insistente su una platea delimitata da un allineamento di blocchi di calcare appena evidente. Il percorso a completamento dell’anello prevede il ritorno sulla sella, punto di partenza per l’ascesa a Cima Casarene, per poi procedere in quota sulla cresta boscosa che unisce al Colle Linzoli e infine al Colle Lepre. Il tratto di itinerario di ritorno è più evidente dell’andata; anche in questo caso bisogna oltrepassare la recinzione precedentemente incontrata per poi raggiungere rapidamente la sella di Colle Lepre e dirigersi, senza via obbligata, verso l’altura meridionale di Monte Castellano. Il paesaggio muta e la vegetazione diviene meno fitta in una successione di pascoli cespugliati e boscaglie a carpino nero, acero d’Ungheria, cerro, biancospino comune e maggiociondolo. Piuttosto rapidamente (ore 0.30) si raggiunge l’altura di Monte Castellano, ottimo punto panoramico verso i gruppi appenninici abruzzesi del Velino-Sirente e le montagne del Cicolano. Anche qui, tuttavia, l’interesse principale dell’itinerario è rivestito dall’incontro di un insediamento fortificato coevo a quello di Cima Casarene ma con caratteristiche difensive più marcate.

Della planimetria del sito, ubicato sulla sommità, si riconosce il sistema di cinte murarie a secco protette da un aggere particolarmente evidente, mentre il resto dell’insediamento è parzialmente celato da interro e dalla folta vegetazione arbustiva. La discesa graduale conduce alla quota 1018 m che segna la sella da cui rapidamente si giunge al punto di partenza sulla strada sterrata Orvinio-Scandriglia. Sono ben evidenti le tracce del rovistare dei cinghiali in cerca di tuberi, ad esempio dell’asfodelo, che profondamente segnano i suoli dei pascoli. Il cinghiale, a seguito dei rilasci effettuati a scopo venatorio con esemplari di provenienza est-europea, ha registrato un notevole aumento numerico in tutta la regione appenninica.