Palombara – Monte Gennaro

 

  • Punto di partenza : Palombara Sabina, Convento di San Nicola
  • Tempo di percorrenza : 4 ore
  • Dislivello : 950 m
  • Segnavia : rosso-bianco-rosso n. 319
  • Difficoltà : percorso facile su un sentiero ben evidente tranne nel tratto ai piedi del versante roccioso di Colle Rotondo.
  • Massima altitudine : 1272 m
  • Dove nei Monti Lucretili : settore sud-occidentale, versante del gruppo di M.Gennaro dominante il centro di Palombara Sabina
  • Come arrivare alla partenza : dal parcheggio di Palombara Sabina (vicino al deposito COTRAL), si percorre la via provinciale in direzione Marcellina per circa 500 metri girare a sinistra per via Strada Sedicesima.

Periodo consigliato: tutto l’anno, particolarmente suggestivo l’aspetto dei corsi d’acqua dopo forti piogge

L’itinerario proposto permette di apprezzare e conoscere in pratica tutta la successione vegetazionale che varia secondo il gradiente altimetrico; non da meno l’interesse storico-archeologico e paesaggistico soprattutto nel settore iniziale.
Incantevoli panorami sulla Campagna Romana e dalla cima verso l’intero Appennino.

L’inizio del percorso è posto in prossimità della carrareccia che conduce al convento di San Nicola proveniendo da Palombara Sabina; con l’auto è consigliabile parcheggiare prima della salita finale che risulta troppo ripida e sconnessa, se si utilizzano i mezzi pubblici il percorso si allunga di molto (1 ora) ma consente di apprezzare in modo migliore il paesaggio della fascia pedemontana. Questo settore è caratterizzato da un assetto rurale di antico impianto con uliveti separati da macere a secco sulle quali spesso è presente una ricca vegetazione arbustiva che forma fitte siepi; un paesaggio rurale sempre più raro nel Lazio e confinato marginalmente nelle aree pedemontane.

La stazione di partenza è costituita dal complesso del convento medievale di San Nicola. La struttura religiosa è costituita da un edificio di culto a pianta semplice con una sola navata ed una piccola torre campanaria posta sulla facciata, alcuni corpi distaccati sono inscritti nel perimetro murario; il tutto si fonda sul terrazzamento e i resti di una villa rustica di età repubblicana come dimostrano le strutture murarie con paramento in opus reticulatum presenti lungo il muro aggettante verso il declivio. La fondazione della chiesa, in stile romanico, è probabilmente più antica, di origine altomedievale. Si prosegue sulla destra seguendo per poche decine di metri la carrareccia dove si incontra a sinistra un cancello di legno da cui parte il sentiero che si inoltra attraverso una serie di tornanti nella fitta boscaglia termofila a Quercus ilex (Leccio). Qui la lecceta che colonizza un versante molto acclive (35% di pendenza) si imposta su un’area dove il substrato pedogenetico risulta di debole potenza lasciando affiorare spesso il litotipo calcareo: nelle porzioni dove localmente si forma un suolo sufficientemente evoluto (aree di deposizione e sedimentazione colluviale) si sviluppano esemplari arborei di notevoli dimensioni. La parte iniziale del percorso posta intorno alla quota 600 m presenta associati al leccio elementi della macchia mediterranea come la fillirea (Phillyrea latifolia), l’alaterno (Rhamnus alaternus) ed essenze arboree dell’orizzonte submediterraneo-montano come l’orniello (Fraxinus ornus) associati a essenze dell’areale europeo sud-orientale come il piccolo carpino orientale o carpinella (Carpinus orientalis). _ Dopo una serie di tornanti che permettono di superare il tratto di percorso più in pendenza, il sentiero raggiunge il primo gradino morfologico (quota 700 m) che condurrà alla sommità di Monte Gennaro; qui si assiste ad un netto mutamento della vegetazione dove prevale l’associazione tra roverella (Quercus pubescens), carpino orientale, albero di Giuda (Cercis siliquastrum) dalla bellissima fioritura precoce che forma macchie di colore rosa acceso nei boschi e terebinto (Pistacia terebinthus) dal portamento arbustivo peculiare dei suoli calcarei. Procedendo nel tratto di sentiero che piega verso sud i tornanti si fanno più radi e intorno a quota 800 m iniziano i primi faggi (Fagus sylvatica) qui inframezzati da un lembo residuo della foresta “primaria” che copriva Monte Gennaro fino alla metà del XVIII secolo, costituito da esemplari isolati di acero (Acer obtusatum), carpino nero (Ostrya carpinifolia) e faggio dalle dimensioni eccezionali. Giunti intorno alla quota 1000 m si apre un’area caratterizzata da piccole radure pascolive, arbusteti e porzioni con affioramento del litotipo calcareo fortemente interessato da fenomeni erosivi e carsici. Le belle fioriture viola primaverili dell’iridacea Iris sabina spiccano tra il bianco dei calcari; in autunno si può scorgere l’infiorescenza dell’orchidea Spiranthes spiralis, l’unica dalla fioritura autunnale. Da questo punto panoramico si apre il primo bellissimo colpo d’occhio sull’intera Campagna Romana verso il mare mentre a sud si scorge il complesso montuoso dei Tiburtini (Lucretili meridionali) Monti Ruffi, Prenestini e Colli Albani. Ad ovest nord-ovest, in primo piano lo schema “a fuso” del centro storico medievale di Palombara Sabina, le due alture dei Monti Cornicolani (con i paesi di Monte Celio e S.Angelo Romano), la Sabina e la valle tiberina, oltre il Monte Soratte, i Monti Sabatini, i Monti della Tolfa e verso nord i Cimini. Superata la terrazza orografica panoramica si sale rapidamente alla cima del gruppo (Monte Zappi 1271 m) da dove si può ammirare in primo piano il Pratone di Monte Gennaro, un campo carsico costituito da una serie di doline rese impermeabili dalla sedimentazione di materiali argillosi del suolo, sede di un vasto pascolo che reca tracce delle divisioni con macere a secco. Dalla vetta si può avere un’idea della movimentata morfologia del territorio dei Lucretili che si sviluppa verso nord, nord-est con veduta sulla dorsale del Monte Pellecchia, massima cima del complesso montuoso; sullo sfondo vero sud-est si staglia il profilo del Monte Velino dominante la piana del Fucino. Ben si apprezza la notevole copertura del manto forestale della formazione Aquifolium-Fagetum che si sviluppa sulle pendici, negli altipiani e nelle vallecole poste al di sopra degli ottocento metri. A questo punto si può decidere se scendere al Pratone oppure tornare indietro e raggiungere, superando il convento di S.Nicola, la variante che conduce al complesso fortificato di Castiglione attraverso la fascia pedemontana al limite tra gli oliveti e le formazioni a querceto e macchia mediterranea.

La discesa dal Pratone, nel rispetto di un percorso ad anello, avrebbe come naturale via l’antico tratturo di penetrazione al massiccio della Scarpellata, profonda incisione torrentizia con acclività elevata (30-35% media); tuttavia per la peculiarità degli aspetti botanici impostati sui morfotipi rupestri del Calcare Massiccio e per la loro vulnerabilità l’area è stata indicata nel Piano di Assetto del Parco come Riserva Integrale, quindi interdetta al passaggio. Sul fosso della Scarpellata in età romana è stato realizzato un sistema idraulico di briglie e cisterne di captazione con il duplice scopo di approvvigionamento idrico e protezione dei coltivi e delle ville rustiche ubicate nella fascia pedemontana; tra le numerose individuate spiccano la villa in località Formello (Palombara Sabina) e la struttura con criptoportico di Monteverde nei pressi di Marcellina.

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